Adriano Stefani Psicologo

Gli stati di coscienza

La coscienza è quello che sta succedendo a te mentre leggi queste parole. Sei abituato a vivere in questo stato di coscienza, ma esistono altri modi – o stati – in cui puoi essere cosciente?

Gli stati di coscienza
Probabilmente sei seduto. Sei in grado di sentire la posizione del tuo corpo. Percepisci i segni della scrittura e li traduci in parole. Fai qualche comparazione con memorie passate. Sei capace di sentire le tue emozioni, se lo vuoi. Sai più o meno che ora è. Se vuoi, puoi alzarti e smettere di leggere.
 
Il nostro stato di coscienza ordinaria ci permette di far fronte al nostro ambiente, e alle persone in esso. E’ una modalità di funzionamento che ci permette di sopravvivere e di adattarci alla “realtà consensuale”, fatta di oggetti, parole, valori che ognuno, appartenente ad una data cultura, sa riconoscere.
 
Tutti noi siamo allo stesso tempo i beneficiari e le vittime della coscienza ordinaria. Percepire le cose secondo le norme della realtà consensuale ci permette di condividere una cultura e di sopravvivere al suo interno, ma al contempo rappresenta un limite alla percezione di ciò che ricade al di fuori di essa.

Il processo di acculturazione ha inizio al momento della nascita, e dopo qualche anno di vita un bambino ha già limitato la propria coscienza della realtà per adattarsi alla realtà consensuale, smettendo di percepire, pensare, sentire ciò che si trova al di fuori di essa.

Alcune esperienze vengono incoraggiate, mentre altre vengono scoraggiate e represse al fine di edificare uno stato di coscienza ordinaria.

Coscienza poco lucida
 
Il bellissimo film “Interstate 60” – come indicato dal suo titolo – narra di un viaggio tra due stati di coscienza. Il protagonista passa da uno stato di coscienza ordinaria ad uno stato di coscienza di centratura (si veda più oltre).
 
A proposito dello stato di coscienza ordinaria, Ray, un personaggio del film, dice:
 “L'esperienza ti ha condizionato a pensare che tutti i cuori siano rossi e tutte le picche debbano essere nere. Le forme sono simili, quindi per la tua mente è facile recepirli sulla base delle esperienze passate piuttosto che aprirti all'idea che potrebbero essere diverse: vediamo quello che ci aspettiamo di vedere non necessariamente cosa c'è in realtà”.
 
 
La coscienza ordinaria
Ma cosa è la coscienza ordinaria? La coscienza, in generale, si basa sulla possibilità di utilizzare le seguenti funzioni: la percezione del mondo esterno, la percezione del proprio corpo, le emozioni, la memoria, il senso del tempo, il senso dello spazio, il senso della propria identità, il pensiero, il movimento, la capacità di valutare e di decidere.
 
La coscienza ordinaria consiste nell’uso irrigidito di queste funzioni. In base al processo di acculturazione impariamo a percepire certe cose del mondo e altre no. Impariamo a percepire il nostro corpo e le nostre emozioni in modi specifici. Impariamo a pensare, a decidere, ad usare la memoria e i concetti di tempo e di spazio secondo quanto ci viene culturalmente proposto. Con il tempo queste funzioni psichiche si cristallizzano in quello che chiamiamo il nostro funzionamento ordinario, o stato di coscienza ordinaria.
 
Culture diverse tra di loro possono esprimere stati di coscienza ordinaria diversi. Questo perché le funzioni della coscienza vengono usate in modi tipici in base alle diverse culture di appartenenza.
 
Persone di diverse culture possono percepire cose diverse. Ad esempio, persone che vengono da culture in cui viene normalmente praticata la magia nera possono percepire spiriti benevoli e malevoli. O per fare un altro esempio, gli eschimesi riconoscono sette tipi di neve diversi, noi al massimo due o tre.

Oltre alla variabilità tra le culture, lo stato di coscienza ordinaria risente anche della variabilità individuale: le persone appartenenti ad una stessa cultura possono percepire lo stesso evento in modi diversi tra loro, come è magistralmente raffigurato in “Rashômon” il film (bellissimo) di Akira Kurosawa.

All’interno dello stato di coscienza ordinaria, il funzionamento cosciente delle persone appartenenti ad una stessa cultura viene influenzato dal proprio stato emotivo. Sull’onda dell’emozione, le persone percepiscono cose diverse e interpretano i fatti in modi diversi.

 
 
Altri stati di coscienza
Al di là dello stato di coscienza ordinaria, che come abbiamo visto, non rappresenta un modo di funzionare stabile e uguale per tutti (leggi oggettivo), mutando tra le culture e tra le persone di una stessa cultura, vi sono altri stati di coscienza.
 
William James, uno dei primi psicologi scriveva:
“La nostra ordinaria coscienza di veglia è soltanto uno speciale tipo di coscienza, mentre tutto intorno, separate dalle più sottili paratie, stanno forme potenziali di coscienze interamente diverse. Possiamo vivere tutta una vita senza sospettarne l’esistenza; ma non appena si applichi lo stimolo necessario, tutto d’un tratto esse appaiono nella loro piena completezza”.
 
I primi stati di coscienza non-ordinari che generalmente vengono in mente sono il sogno e lo stato ipnotico.
 
 
Il sogno
Il sogno è caratterizzato da un’attività cerebrale molto spiccata in una condizione di sonno: il corpo è immobile, mentre la corteccia cerebrale è molto attiva. La persona sperimenta quelle creazioni mentali chiamate sogni.
 
Lo stato di coscienza del sogno fa leva su un utilizzo delle funzioni psichiche (percezione, memoria, pensiero, emozioni, etc.) del tutto particolare. Le funzioni motorie sono arrestate, il subconscio tende a svelarsi e il pensiero riflessivo e logico viene meno.
 
La persona che sogna è libera di immaginare eventi fantastici e illogici in un processo estremamente creativo e libero. Per questo motivo i contenuti onirici sono stati oggetto di studio da parte di tanti grandi della psicologia: Freud, Jung, Fairbairn, solo per citarne qualcuno.
 
 
Lo stato ipnotico
In questo stato di coscienza la psiche si trova in uno stato di quiete. Molte delle funzioni psichiche non funzionano attivamente e spontaneamente (tipicamente non vi sono pensieri o emozioni spontanei). La persona è estremamente suscettibile ai suggerimenti di colui che l’ha guidata nello stato ipnotico: l’ipnotista.
 
Poiché vi è una maggiore capacità di dirigere l’attenzione (dietro suggerimento dell’ipnotista), l’ipnotizzato può fare esperienze molto insolite rispetto allo stato di coscienza ordinaria. Esperienze intense o inconsuete circa la memoria, le emozioni, il pensiero, la percezione fisica, il subconscio, il senso di identità. Può ricordare cose dimenticate, o sepolte nel subconscio, può percepirsi più alto, più pesante, più giovane, può provare emozioni o sensazioni fisiche a comando, etc.
 
 
Il sogno lucido
Meno noto è lo stato di coscienza del sogno lucido, ossia il sogno caratterizzato dalla consapevolezza del sognatore di star sognando. La persona addormentata sa di star sognando e può guidare il sogno e decidere cosa fare all’interno dello stesso.
 
Ai fini di un percorso psicologico questo stato di coscienza può risultare molto utile per esplorare direttamente i contenuti del proprio subconscio. E’ di aiuto inoltre per risolvere i conflitti psicologici e per sviluppare una maggiore armonia nella vita di veglia.
 
Questo stato di coscienza può essere intenzionalmente ricercato e coltivato mediante un apposito addestramento che permette di incrementare il numero e la durata dei sogni lucidi.
 
 
Uso di sostanze psicoattive
Stati di coscienza modificati possono essere indotti mediante l’uso di droghe (legali o illegali) contenenti sostanze psicoattive, o psicotrope.
 
Le sostanze psicoattive vengono suddivise in base agli effetti sulla coscienza che producono. In genere si distinguono tre tipi di effetti:
  • Sedare le funzioni psichiche della coscienza. Questo effetto è prodotto da sostanze psicoattive quali ad esempio: gli ansiolitici, la morfina, l’eroina, i sonniferi, l’alcol.
  • Stimolare le funzioni psichiche. Sostanze psicoattive di questa categoria sono: l’anfetamina, la caffeina, la cocaina, la nicotina.
  • Perturbare o produrre un funzionamento alterato. Producono questi effetti sostanze quali: i cannabinoidi, gli allucinogeni.
 
Come sostenitore dello sviluppo psicologico armonico, graduale e basato sull’impegno e la responsabilità personali, sconsiglio calorosamente ogni abuso di sostanze psicoattive in quanto, sebbene possano donare brevi momenti di comprensione e piacere, logorano il corpo e possono provocare destabilizzazioni psichiche anche croniche.
 
 
Esperienze di pre-morte
Conosciute in inglese con la sigla NDE (Near Death Experience) sono le esperienze raccontate da quelle persone che a causa di malattie o eventi traumatici hanno sperimentato condizioni di coma, di arresto dell’attività cardiaca o cerebrale.
 
I resoconti di queste persone descrivono uno stato di coscienza tipico, caratterizzato da elementi comuni che tendono a riproporsi nei racconti.
 
Tipicamente le persone – appartenenti anche a culture diverse – riferiscono i seguenti elementi comuni:
  • La persona si percepisce al di fuori del proprio corpo ed è capace di osservare il proprio corpo, le persone intorno a lei e l’ambiente circostante.
  • Viene rivista rapidamente l’intera propria vita.
  • Si fanno degli incontri eccezionali, ad esempio con un parente deceduto o con un’entità percepita come superiore e benevola.
  • Si ha la sensazione di muoversi all’interno di un tunnel.
  • Una luce intensa o un paesaggio celestiale.
 
Sebbene i resoconti siano numerosi, questo tipo di esperienza, per il suo carattere di soggettività, non ha ricevuto fino ad oggi una verifica scientifica. Gli studi sono ancora in corso. Tra i più rilevanti vi è il progetto AWARE, uno studio scientifico sulle esperienze di pre-morte che coinvolge i ricercatori di 25 ospedali ubicati in Europa, Canada e Stati Uniti.
 
 
Supercoscienza
All’interno della cultura religiosa indiana si descrivono quattro stati di coscienza: la coscienza ordinaria, il sonno senza sogni, il sogno e la supercoscienza (in sanscrito turīya).
 
Dello stato di coscienza ordinaria e del sogno abbiamo già parlato, mentre del sonno senza sogni c’è poco da dire: non ne abbiamo memoria!
 
L’esperienza di supercoscienza è stata descritta con nomi diversi da filosofi, mistici e maestri spirituali di ogni epoca. Solo per ricordare alcune denominazioni: Nirvana, Samadhi, estasi mistica, satori, esperienza oceanica, coscienza cosmica, esperienza del Vuoto, grande Spirito.
 
Le varie tradizioni filosofiche e spirituali hanno descritto diverse tipologie o gradi di esperienza supercosciente ed hanno indicato una varietà di procedure, attività o pratiche per arrivare a sperimentarla, come, ad esempio, le tecniche meditative, il digiuno, la preghiera, la recitazione di mantra, le tecniche fisiche e di respirazione.
 
Anche gli psicologi – specie gli psicologi Transpersonali – conoscono questo stato di coscienza, che chiamano  “Peak experience”: esperienza vetta.
 
La supercoscienza è stata descritta come uno stato di “nientezza” in cui tutte le funzioni psichiche della coscienza (memoria, pensiero, emozione, percezione, etc.) si arrestano. Rimane solamente l’esperienza di auto-coscienza, che, negli stati supercoscienti, è estremamente intensa. La profonda esperienza di auto-coscienza è accompagnata da un senso di comprensione e di estasi.
 
 
Centratura
Tra la coscienza ordinaria e la supercoscienza vi è uno stato di coscienza intermedio che, a mio parere, è trascurato.

Nella coscienza ordinaria le funzioni psichiche, quali la memoria, il pensiero, le emozioni, la percezione, sono presenti ma tendono a funzionare automaticamente, senza la piena intenzionalità dell’individuo.
 
Pensieri, emozioni e ricordi si attivano spontaneamente e la persona ha un controllo solo marginale su di essi. Tipicamente la persona dà per scontato e accetta i pensieri e le emozioni negative. Ma anche quando se ne rende conto e vorrebbe liberarsene, non ci riesce. Verrebbe da chiedersi se, in questo stato di coscienza, i pensieri e le emozioni siano davvero proprietà della persona oppure no, ma corro il rischio di divagare. Mi preme solo di sottolineare il carattere di automatismo con cui lavorano le funzioni psichiche nello stato di coscienza ordinaria.
 
Nella supercoscienza le funzioni psichiche ordinarie smettono di funzionare per essere sostituite dall’auto-coscienza estatica. Sat-cit-ānanda, (essere, coscienza, beatitudine) nei termini della filosofia indiana.
 
Tra questi due vi è uno stato di coscienza intermedio, che non ha un nome ben definito, né un chiaro riconoscimento. Gli psicologi parlano di integrazione, di individuazione, di autonomia, tuttavia la parola con cui viene più di sovente – anche al di fuori del mondo degli psicologi – chiamato questo stato di coscienza è “centratura”, quindi io mi limiterò a chiamarlo: stato di coscienza di centratura.
 
Quando la persona sperimenta lo stato di coscienza di centratura le funzioni psichiche della coscienza non agiscono più in modo automatico. Ad esempio, la persona non ha più quella voce nella testa, tipica dello stato di coscienza ordinaria, che giudica e che dice cosa fare e cosa non fare. La persona centrata utilizza intenzionalmente il pensiero quando ne ha bisogno, mentre, quando non ne ha bisogno, ha una mente silenziosa. Quando ha bisogno di prendere una decisione, la sua capacità di scelta è rapida ed efficace.
 
La persona centrata non sperimenta emozioni negative fuori contesto. Non è costantemente ansioso. Ossia, a meno di non essere attaccato da un orso, non prova paura. Vive con una sensazione di benessere. Non si sente criticato dagli altri. Non si preoccupa del futuro, ma si occupa di quello che vuole ed è possibile fare oggi.
 
Godendo della libertà dal pensiero e dalle emozioni automatiche, la persona centrata gode di percezioni più vive e intense, sia del mondo esterno, sia del proprio corpo.
 
Un percorso psicologico punta a realizzare lo stato di coscienza della centratura, ma, pur essendo la centratura una condizione migliore e più desiderabile dello stato di coscienza ordinaria non rappresenta il punto di arrivo dell’evoluzione umana. Vi sono infatti gli stati di coscienza di maggiore comprensione e beatitudine descritti dalle tradizioni spirituali e mistiche di ogni epoca.
 
Sebbene vi siano persone che riferiscano di essere giunte a vivere improvvisamente esperienze supercoscienti a partire da una situazione di forte sofferenza psichica, io credo che queste siano delle eccezioni piuttosto che la regola. Secondo la mia opinione, non è possibile giungere alla supercoscienza senza prima passare dalla centratura.
 
Il percorso di sviluppo armonico prevede prima di arrivare a realizzare stabilmente lo stato di coscienza della centratura e poi di accedere agli stati supercoscienti di maggiore profondità.
 
La centratura è l’obiettivo ultimo di un percorso psicologico.
 
La supercoscienza è l’obiettivo ultimo di un percorso spirituale.
 
E la centratura è propedeutica alla supercoscienza. In altre parole, non si può accedere all’estasi mistica se prima non si sono risolti i conflitti con papà e mamma.
 
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