Disturbi dissociativi
Mi chiamo Mario Rossi, questo è il mio corpo e questa è la mia stanza...
So cosa ho fatto ieri, sono capace di attingere alla mia memoria e di percepire il mondo che mi circonda.
Nei Disturbi dissociativi, però, queste capacità di base vengono meno.
Normalmente ci svegliamo la mattina e senza accorgercene, senza rifletterci, ci ritroviamo in noi stessi. Sappiamo chi siamo, come ci chiamiamo e dove ci troviamo. Ritroviamo la nostra identità proprio là dove l’avevamo lasciata, nel letto!
Queste capacità, che ci sembrano scontate proprio perché le utilizziamo e le ritroviamo giorno dopo giorno, vengono compromesse e scombussolate nei Disturbi dissociativi.
Memoria, identità e capacità percettive non funzionano più come un tutto unico. La persona può mantenere una chiara identità di sé e perdere la capacità di ricordare fatti importanti della propria vita (amnesia). O al contrario può essere capace di utilizzare la propria memoria, ma non avere una chiara identità di sé. Oppure avere varie identità che fanno la propria comparsa una dopo l’altra: un momento si chiama Mario Rossi, quello successivo Ugo Rossi. Oppure la persona può non riconoscersi più, sentirsi estranea a se stessa e avere la sensazione che il proprio corpo sia qualcosa di staccato da sé.
- Amnesia dissociativa: caratterizzata dal fatto che la persona non riesce a ricordare importanti informazioni personali o periodi della propria vita. Questo disturbo di solito è la conseguenza di un trauma. Può durare ore, giorni o anche anni, a seconda della gravità del trauma subito.
- Fuga dissociativa: condizione in cui la persona si allontana improvvisamente e inaspettatamente dal proprio ambiente – l’abitazione, la famiglia, il lavoro. Non riesce a ricordare il proprio passato né chi è e a volte si costruisce una nuova identità.
- Disturbo dissociativo dell’identità: in passato conosciuto come “Disturbo da Personalità Multipla”. È caratterizzato dalla presenza di due o più identità che assumono vicendevolmente il controllo della persona. Ciascuna identità può essere consapevole dell’esistenza delle altre, anche se la memoria tra le identità risulta compromessa.
- Disturbo di depersonalizzazione: in cui la persona si sente un osservatore esterno rispetto al proprio corpo e alla propria mente. Da non confondersi con gli stati meditativi, in cui la condizione di osservazione è accompagnata da benessere e comprensione.
Questi disturbi sono la conseguenza di gravi traumi infantili di perdita o di abuso. Durante queste esperienze il bambino ha imparato ad allontanare la propria attenzione dalla realtà per soffrire di meno.
Per quanto riguarda il Disturbo dissociativo dell’identità (personalità multiple) il trauma infantile è consistito in abusi fisici, emotivi e sessuali, spesso perpetrati dai genitori.
Affinché il bambino sviluppi, da adulto, un Disturbo dissociativo, occorre però che siano presenti una serie di elementi:
- L’abuso ha avuto inizio prima dei cinque anni di età.
- Gli abusi sono stati gravi e sono stati ripetuti nel tempo (non basta un solo episodio).
- Il bambino ha avuto la capacità di dissociarsi dalla realtà, dalle percezioni, dai ricordi o dalle emozioni.
- Non era stato presente alcun adulto che potesse offrire conforto. Il bambino è stato obbligato ad essere emotivamente autosufficiente.
Un bambino con alle spalle una storia di gravi abusi perde la capacità di fidarsi nel prossimo. Comprensibilmente, da grande diventa una persona che vive in un costante stato di paura.
Una simile sofferenza è un bagaglio enorme da portare, spesso si rivela un carico eccessivo. Così la persona adulta, come già il bambino, tende a separarsi — a dissociarsi, appunto — da parti di sé o da interi capitoli della memoria della propria vita. In questo senso la dissociazione è qualcosa che difende il bambino abusato e oggi difende la persona adulta dal vivere il dolore emotivo, la vergogna, la rabbia e la paura memorizzate all’interno della propria psiche.
Riprendere contatto con l’enorme sofferenza interiore di queste persone è un compito impegnativo, che richiede un processo di psicoterapia lento e prolungato. Richiede che il terapeuta sia presente e amorevole con la persona per un lungo periodo di tempo, spesso di diversi anni. La terapia breve sembra non essere efficace con le persone affette da un Disturbo dissociativo.
Queste persone hanno bisogno di una presenza costante, possibilmente quotidiana, da parte di almeno una persona accogliente, e per un periodo prolungato prima che decidano di fidarsi nuovamente di un altro essere umano e inizino il processo di recupero e di elaborazione della propria sofferenza infantile.
Un'alternativa alla psicoterapia potrebbe essere rappresentata da una comunità psicoterapeutica. Questa soluzione è particolarmente indicata per le persone che non sono in grado di gestire autonomamente le normali incombenze della vita quotidiana, o per le persone che sono a rischio di suicidio.
Nonostante il trattamento di un Disturbo dissociativo possa essere difficile, molte persone affette da questi disturbi sono riuscite a imparare nuovi modi per vivere in modo sano e creativo.
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