Adriano Stefani Psicologo

Disturbi fittizi

Per decenni i medici hanno osservato che alcuni pazienti si presentano in ospedale simulando una malattia con lo scopo di farsi ricoverare. Quali sono i motivi psicologici di questo comportamento?

Disturbi fittizi
I Disturbi fittizi sono caratterizzati dal fatto che la persona simula o esagera i propri sintomi al fine di assumere il ruolo di malato.
 
Questo disturbo va differenziato dalla Simulazione vera e propria, in cui la persona cerca di passare da malato per ottenere dei vantaggi di ordine materiale. Ad esempio una persona potrebbe simulare una malattia per evitare il servizio militare o per ricevere un’indennità di malattia.
 
La persona con un Disturbo fittizio invece desidera assumere il ruolo di malato per ricevere le cure e le attenzioni personali che normalmente vengono riservate a chi è malato.

Per giungere a questo risultato, la persona può mentire, simulare dei sintomi inesistenti, auto-prodursi delle ferite o alterare i propri esami medici. Ad esempio può contaminare il proprio campione di urine o assumere dei farmaci per alterare la composizione del proprio sangue prima di un’analisi.
 
Ovviamente questo modo di comportarsi evidenzia delle profonde difficoltà emotive.
 
 
Tipi di Disturbi fittizi
La situazione descritta fin ora è il quadro classico del Disturbo fittizio conosciuto come Sindrome di Münchhausen. Il barone di Münchhausen è passato alla storia per essere un noto “pallonaro”, un raccontatore di frottole, in quanto era uso raccontare di sé in termini romanzati ed esagerati. Di conseguenza, purtroppo per lui, il suo nome viene oggi usato per indicare un’abitudine cronica alla finzione.
 
Può accadere che una persona possa produrre i sintomi della malattia in una seconda persona a lei affidata – di solito un figlio, un genitore anziano o un parente disabile – al fine di ricevere attenzione lei stessa. In questo caso si parla di Sindrome di Münchhausen per procura.
 
 
Riconoscere un Disturbo fittizio
Questi i possibili segni che possono rappresentare un campanello di allarme per la presenza di un Disturbo fittizio:
  • La persona racconta di aver avuto una serie di malattie in passato, tuttavia non ha a disposizione una documentazione che possa provarlo. Non dispone dei risultati delle analisi, dei certificati ospedalieri, etc.
  • La persona ha diverse cicatrici che testimoniano di un numero anormale di interventi chirurgici.
  • Compaiono regolarmente “nuovi sintomi” quando alla persona non viene diagnosticata nessuna malattia.
  • La persona ha periodiche ricadute ogni volta che comincia a guarire.
  • La persona lamenta di avere alcuni sintomi che però non può mostrare perché hanno luogo solo "quando mi trovo da solo".
  • Una storia passata di numerosi interventi, ricoveri, visite mediche anche in città diverse.
  • Il paziente ricoverato riceve poche o nessuna visita da parte di familiari o conoscenti.
 
Cause dei Disturbi fittizi
Gli studiosi tendono a concordare sul fatto che le persone con questi disturbi hanno avuto un’infanzia caratterizzata da importanti episodi di abbandono e di trascuratezza, in cui hanno vissuto storie di malattie importanti e frequenti. La persona può essere stata lei stessa particolarmente malata durante l’infanzia o aver assistito alla malattia di un membro familiare. La condizione di malattia, in queste storie, è spesso associata a lunghi o frequenti periodi di ricovero ospedaliero.
 
In pratica la persona ha imparato che le cure e l’attenzione vengono fornite solo a chi è malato.
 
 
Come si curano i Disturbi fittizi?
Il primo obiettivo da perseguire nella cura dei Disturbi fittizi consiste naturalmente nel porre fine al comportamento autolesivo della persona. Nel caso della Sindrome di Münchhausen per procura, occorre mettere in atto misure di protezione della persona vittima, anche mediante interventi legali.
 
Una volta raggiunto il primo obiettivo occorre prendersi cura delle difficoltà psicologiche di queste persone. E’ indicato un percorso psicoterapeutico, anche se molto spesso queste persone non sono motivate a collaborare con il processo terapeutico. Sono infatti molto legate alla propria necessità di assumere il ruolo di malato e negano l’esistenza del disturbo. Un percorso terapeutico necessita invece della consapevolezza della malattia da parte della persona e della sua motivazione a volerne uscire. Solo se queste condizioni sono soddisfatte, il percorso terapeutico può aver luogo.
 
Un percorso terapeutico con questo tipo di persone deve andare a esplorare e modificare le convinzioni relative al fatto che si possa ottenere affetto unicamente in una relazione finalizzata alla cura della malattia. Il percorso terapeutico per queste persone è molto impegnativo in quanto richiede un cambiamento radicale nel loro modo di relazionarsi. Queste persone inoltre devono acquisire la capacità di entrare in intimità con gli altri in quanto persona, e non in quanto malato. Devono comprendere come, quando e perché hanno sviluppato le loro convinzioni e modi di comportarsi distorti e sviluppare nuove abilità relazionali.
 
Anche la terapia familiare può essere utile. I familiari devono imparare ad “accarezzare” la persona affetta dal Disturbo fittizio per le sue caratteristiche positive e smettere di “accarezzarlo” quando assume il ruolo di malato.
 

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