Adriano Stefani Psicologo

Gli ingredienti di una buona psicoterapia

Gli elementi che rendono una psicoterapia una esperienza gratificante e fruttuosa.

Gli ingredienti di una buona psicoterapia
Esistono diversi tipi di psicoterapia. Le psicoterapie infatti possono variare per tipo di approccio (Cognitivo-Comportamentale, Analisi Transazionale, Psicoanalisi, Gestalt, etc.) oppure per tipo di modalità (individuale, di coppia, di gruppo, famigliare, etc.).
 
Al di là delle diversità, vi sono degli elementi, comuni a tutte le forme di psicoterapia, che la rendono una esperienza umana gratificante e fruttuosa.
 
In questo articolo voglio descrivere quegli elementi che permettono ad una psicoterapia di essere valutata una buona psicoterapia.

 
1. Il terapeuta capace
Sembra scontato, ma è comunque utile affermarlo: condizione necessaria per una efficace psicoterapia è che il terapeuta sia un professionista preparato e capace di affrontare la specifica difficoltà dello specifico paziente.
 
Il terapeuta deve sapere, saper fare e saper essere.
 
Il terapeuta acquisisce il sapere necessario alla sua professione seguendo un percorso di formazione professionale molto lungo (e che richiede una motivazione simile a quella di un seminarista): oltre alla laura universitaria, lo psicoterapeuta deve svolgere un tirocinio formativo di un anno e un corso di specializzazione di almeno quattro anni.
 
Il terapeuta acquisisce il saper fare sia durante il periodo di formazione e sia – soprattutto – con la pratica clinica con i pazienti (questo però se continua a formarsi e si aggiorna, altrimenti continua a fare sempre le stesse cose).
 
Molto importante è anche la terapia personale che il futuro professionista segue durante gli anni di formazione. La terapia personale e le proprie vicende di vita preparano il terapeuta ad essere. Lo psicoterapeuta che è riuscito a sciogliere alcuni nodi dentro di sé, diviene capace di essere realmente presente a se stesso e con il paziente. Diviene capace di andare al di là dei propri problemi personali e di ascoltare il paziente con una mente libera da conflitti.
 
Inoltre, il terapeuta che sa essere, è capace di ricevere il paziente senza giudicarlo, perché sa per esperienza personale che non è il paziente ad essere sbagliato, ma sono le sue modalità disfunzionali di pensare, di vivere le emozioni, di comportarsi e di relazionarsi con gli altri che provocano sofferenza in lui. La persona non è problematica, la persona ha un problema (risolvibile).
 
I segni che indicano che il terapeuta è preparato e capace:
  • Il terapeuta ha completato con successo il percorso di formazione professionale. Di conseguenza è in grado di spiegare con chiarezza e semplicità qual è il proprio approccio, quali sono le proprie aree di competenza specifiche e quali le aree dove non è sufficientemente preparato per intervenire.
  • E’ abilitato legalmente ad  esercitare la professione sanitaria ed è trasparente rispetto ai propri titoli. Se gli viene chiesto di esibirli, li mostra senza reticenza.
  • Il terapeuta informa in modo chiaro e comprensibile il paziente circa il funzionamento della terapia. Dà informazioni circa gli orari, i costi, la durata del percorso (facendo delle ipotesi). Raccoglie per iscritto il consenso per il trattamento dei dati personali del paziente, informandolo dei propri diritti.
  • Il terapeuta non applica la stessa tecnica a tutti i pazienti, ma ha nel proprio bagaglio professionale una pluralità di competenze. E’ capace di scegliere tra le diverse tecniche a propria disposizione quella più utile per la specifica difficoltà dello specifico paziente (in quello specifico momento di vita).
  • Il paziente si sente accettato senza condizioni. Sente che il terapeuta non lo giudica. Al contrario il terapeuta lo aiuta a comprendersi meglio e a guarire.
  • Il terapeuta è capace di lavorare con tranquillità e centratura. Mostra di essere calmo e di parlare con un tono di voce equilibrato. Non è aggressivo col paziente né si impone per convincerlo del proprio punto di vista. Anche se possono aver luogo avvenimenti difficili nella vita dello psicoterapeuta, la sua competenza professionale non ne risente.
  • Il terapeuta mantiene la relazione ad un livello professionale. Anche se il terapeuta si comporta in modo amichevole, non descrive mai la relazione come amicizia. Se il terapeuta e il paziente si conoscono al di fuori della terapia, il terapeuta è attento ad inviare il paziente ad un collega di fiducia, se pensa che la relazione al di fuori della terapia possa provocare confusione nel paziente.
 
2. Il paziente motivato
Fondamentale per una buona psicoterapia è che il paziente sia motivato a farla. Anche questo punto può sembrare banale, ma occorre sottolinearlo perché la motivazione è una questione sostanziale. Un percorso di psicoterapia richiede tempo, energie e soldi e una persona con una bassa motivazione tenderà ad interrompere il percorso prematuramente.
 
Ci possono essere tanti motivi per cui una persona che potrebbe trarre un gran vantaggio da un percorso di psicoterapia non ha voglia di effettuarla. La situazione più comune è quella per cui la persona che ha un problema psicologico, attribuisce la responsabilità del problema all’esterno di sé. In breve: la colpa è dell’altro.
 
I segni che indicano che un paziente è motivato ad affrontare un percorso di psicoterapia:
  • Il paziente cerca attivamente informazioni circa il proprio problema psicologico. Chiede consiglio al medico di base, a parenti e a conoscenti. Legge libri, riviste e articoli su Internet in materia di psicologia.
  • La persona contatta da sé lo specialista. Si fa dare il nominativo da parenti o conoscenti, oppure valuta le schede dei professionisti su Internet. Personalmente invia una Email o un SMS, o telefona. Magari si fa aiutare, ma non lascia che sia un’altra persona a contattare il terapeuta al proprio posto.
  • Paga da sé le proprie sedute o, se non può, si attiva in prima persona per trovare i soldi e finanziare il percorso terapeutico.
  • Collabora al processo terapeutico. Propone argomenti che gli stanno veramente a cuore, si svela e riflette attivamente con il terapeuta durante le sedute.
  • Riflette tra una seduta e l’altra su quanto emerge nelle sedute o, meglio ancora, tiene un diario degli apprendimenti che via via va facendo in terapia. 
 
3. La buona relazione terapeutica
Condizione fondamentale affinché la psicoterapia possa aver luogo è che esista una buona relazione tra il terapeuta e il paziente.
 
I segni che indicano che vi è una buona relazione terapeutica:
  • Il terapeuta ha fiducia nel paziente e crede che il paziente abbia in sé le capacità di guarire. Sa che non sarà lui a guarire il paziente ma, piuttosto, aiuterà il paziente a scoprire e a sviluppare le proprie capacità di auto-cura.
  • Dopo un periodo di conoscenza, o anche subito, il paziente sente di potersi fidare del terapeuta, di potersi svelare con lui/lei. Sente che il terapeuta è lì per lui, che fa il tifo per lui, che è dalla sua parte.
    NOTA: Alcune persone possono avere una grandissima difficoltà a fidarsi degli altri in genere. In questi casi, è proprio la loro sfiducia cronica che li spinge a intraprendere una psicoterapia. Per queste persone, riuscire a fidarsi dello psicoterapeuta è un successo molto importante che può richiedere anche molto tempo.
  • Terapeuta e paziente si rispettano vicendevolmente. Questo è visibile in vari contesti: i due si avvisano per tempo in caso di assenze o ritardi imprevisti, il terapeuta rispetta la segretezza di quanto gli viene narrato, il paziente rispetta i tempi e i modi dei pagamenti concordati, etc.
  • Terapeuta e paziente hanno concordato insieme gli obiettivi che intendono perseguire con il lavoro psicoterapeutico. Gli obiettivi sono realistici e specifici. Ad esempio: divenire più assertivo sul lavoro, scegliere se traslocare o no, imparare a gestire l’ansia, imparare a gestire il proprio rapporto con il cibo, etc.
  • Quando il rapporto tra terapeuta e paziente si incrina per un qualsiasi motivo, i due si danno la possibilità di affrontare le difficoltà emerse nella relazione terapeutica e di ripararla.
  
4. La focalizzazione sul paziente
In una psicoterapia il flusso dell’attenzione è per lo più diretto dal terapeuta verso il paziente, di conseguenza le due persone sono entrambe concentrate su di una sola: il paziente. Questa particolare forma di relazione permette al paziente di esplorare i propri vissuti e le proprie credenze con una intensità e un’accuratezza che sono raramente presenti in altre relazioni umane.
 
I segni che indicano che la focalizzazione è sul paziente:
  • Il paziente sente di essere ascoltato e capito dal terapeuta. Si accorge che il terapeuta ha un interesse genuino rispetto ai contenuti che narra, non si distrae in continuazione, ricorda i fatti salienti narrati in precedenza, non risponde al telefono (o controlla i messaggi) durante la seduta.
  • Il paziente è libero di scegliere cosa affrontare in terapia e quando farlo. E’ libero di selezionare cosa vuol dire e cosa non vuol dire al terapeuta. Se il terapeuta propone una propria direzione, il paziente può decidere se accettare la proposta o no.
  • Il paziente ha spazio per esprimersi ed essere ascoltato in terapia. Non deve combattere con un terapeuta eccessivamente logorroico per prendere la parola. Né all’opposto, deve avere l’impressione di parlare da solo ad un terapeuta che sta sempre in silenzio.
  • Il terapeuta parla di sé solo se questo ha un senso terapeutico, ossia se quello che dice aiuta in qualche modo il paziente, fornendogli informazioni o stimoli di riflessione. Il terapeuta non indulge nel parlare di sé, dei propri fatti personali, delle proprie opinioni, dei propri successi e meriti.

 
5. Tendere alla consapevolezza
Elemento fondante di ogni psicoterapia è sia indirizzata verso la consapevolezza di sé, ossia che sia dichiaratamente diretta a che il paziente si conosca e si capisca un po’ di più.
 
I segni che indicano che la psicoterapia è diretta verso la consapevolezza:
  • Il terapeuta lascia il tempo e lo spazio necessari al paziente per giungere da sé alle proprie conclusioni. Non spinge. Anche se pensa di saperla più lunga del paziente, non gli propone la pappa pronta, ma lo stimola a riflettere, a fare contatto con le proprie emozioni e aspetta che il paziente arrivi alle proprie conclusioni con i suoi tempi. Come una volta mi disse il mio terapeuta: “Quando la pera è matura cade da sola”. Il terapeuta prepara tutte le condizioni affinché il paziente giunga a nuove comprensioni su di sé, ma non lo forza ad assumere le proprie.
  • Il paziente ha momenti di insight, ossia di comprensione improvvisa in cui diviene consapevole di qualche aspetto di sé che prima non coglieva, un modo di trattare gli altri, una convinzione di cui prima non era consapevole, un comportamento automatico che prima agiva inconsapevolmente, etc.
  • Il paziente talvolta sperimenta emozioni molto dolorose. Talvolta è utile scendere nella profondità delle emozioni dolorose per trasformarle e interrompere la tendenza a difendersi da esse.
  
6. L’effetto positivo sulla vita quotidiana
La psicoterapia, oltre ad essere caratterizzata da nuove e magnifiche comprensioni su di sé, deve poter migliorare concretamente la vita quotidiana del paziente. La buona psicoterapia non rimane relegata alla stanza dello studio, ma influenza positivamente la vita del paziente.
 
I segni che indicano che la psicoterapia produce effetti positivi sulla vita quotidiana del paziente:
  • In terapia il paziente individua dei comportamenti nuovi che desidererebbe attuare nella propria vita quotidiana e viene sostenuto dal terapeuta nello sperimentarli. Il paziente impara a rischiare.
  • Il paziente è più sereno e tranquillo. Si sente più a suo agio nei vari contesti della sua vita ed è più fiducioso nel futuro. Il paziente sorride e ride di più. Al di là del paziente, si accorgono di questa sua condizione di benessere anche le persone che gli sono vicine, il partner, i figli, gli amici, i parenti e i colleghi di lavoro, che a propria volta cominciano a rispondergli in modi diversi e più positivi.
  • Il paziente diviene consapevole e tiene in maggior considerazione i propri bisogni. Impara a chiedersi: “Cosa voglio davvero?” in mille contesti in cui prima agiva in modo automatico.
  • Il paziente diviene capace di operare scelte in modo autonomo. Se prima il paziente aveva un problema con il prendere decisioni, se lasciava decidere agli altri, se era cronicamente in dubbio oppure prendeva decisioni in modo affrettato, ora il paziente è capace di ascoltarsi, riflettere e prendere le decisioni che sente giuste per sé.
  • Il paziente perde o attenua dei comportamenti che prima agiva compulsivamente (droghe, cibo, gioco d’azzardo, crisi di rabbia, etc.).
  • Il paziente diviene capace di entrare in intimità con altre persone. Riesce a esprimere agli altri i propri desideri ed emozioni senza censurarli e gode della compagnia altrui.
  • Il paziente impara ad avvicinare le persone che gli piacciono e ad allontanare le persone dannose. Attivamente sceglie chi vuole frequentare. Sa proporsi e sa declinare le offerte di chi si avvicina, se lo ritiene opportuno.
  • Il paziente avverte un senso di potere nella propria vita. Non cerca più di fare in modo che gli altri (compreso il terapeuta) risolvano i suoi problemi. Si sente capace di affrontare le sfide e le difficoltà della vita e ciò gli fornisce un senso di autostima e di forza.
  • Il paziente si sente più compassionevole e disposto al perdono. E’ maggiormente disposto a vedere le persone intorno a lui, comprese quelle che l’hanno ferito in passato, come degli esseri umani che hanno fatto degli errori, come può aver fatto il paziente stesso.
  • Il paziente individua i propri Obiettivi di vita. Scopre (o riscopre) le proprie Passioni e Missioni. 
 
7. I miglioramenti stabili nel tempo
Infine una buona psicoterapia produce dei miglioramenti che durano nel tempo. Se ciò avviene, allora si può affermare che la persona sia davvero cresciuta e cambiata. In caso di miglioramenti transitori, si può invece pensare che il cambiamento sia l'effetto di suggestione o di compiacenza rispetto allo psicoterapeuta.
 
Il segno che una psicoterapia ha prodotto miglioramenti stabili sta nel fatto che a distanza di qualche anno il paziente gode ancora dei benefici che aveva acquisito durante la psicoterapia. Le nuove consapevolezze che aveva assunto e gli effetti positivi sulla propria vita quotidiana sono ancora presenti e veri.
 
I segni che indicano che una psicoterapia ha prodotto effetti positivi persistenti nel tempo:
  • Dopo la conclusione, il paziente si dice soddisfatto di aver realizzato un percorso di psicoterapia.
  • E’ grato allo psicoterapeuta del lavoro svolto insieme e lo ricorda con affetto.
  • Se incontra una persona che ritiene possa trarre giovamento da una psicoterapia, consiglia il nome del proprio psicoterapeuta.
  • Se ne sente il bisogno, il paziente torna in psicoterapia, anche a distanza di anni, per affrontare nuovi temi emergenti.
  • Dopo il termine della psicoterapia, il paziente è consapevole della propria crescita. E’ capace di spiegare in cosa specificamente è cambiato e come la psicoterapia gli è stata utile.
  • Anche dopo la fine della psicoterapia, la persona continua a crescere e a migliorare la propria vita. Talvolta da sola, talvolta utilizzando altre forme di aiuto, la persona non smette mai di fiorire.

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