Adriano Stefani Psicologo

Depressione

Descrizione e terapia del Disturbo depressivo.

Depressione
La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da un costante umore negativo, pessimismo e bassa autostima.
 
Sebbene tutti nella propria vita abbiano passato dei momenti di scoraggiamento, e forse anche di disperazione, si può parlare di Disturbo depressivo solo quando i vissuti depressivi sono così persistenti da drenare la gran parte delle energie della persona al punto di rendere arduo – e nei casi estremi, impossibile – il normale vivere quotidiano. Tipicamente, in questi casi, la depressione riduce drasticamente la qualità della vita danneggiando diverse dimensioni quali: la sfera lavorativa o di studio, la vita familiare, la qualità del sonno, le abitudini alimentari.
 
 
Sintomi degli episodi depressivi
Il Disturbo depressivo presenta diversi sintomi. Più intensi e numerosi sono i sintomi e più il Disturbo depressivo è grave. Va detto, però, che la presenza dei sintomi può variare nel tempo: le persone possono presentare alcuni sintomi un giorno, altri il giorno seguente. Inoltre di solito i sintomi sono peggiori al mattino e vanno migliorando nel corso della giornata.
 
I sintomi:
  1. Umore depresso: tristezza, scoraggiamento, sentimenti di vuoto, di perdita di senso, di futilità e di disperazione.
     
  2. Perdita dell’interesse o del piacere nei confronti di tutte le attività che solitamente la persona trovava piacevoli. Perdita del desiderio e del piacere sessuale.
     
  3. Perdita dell’appetito e del peso (senza osservare una specifica dieta). O al contrario aumento dell’appetito e del peso.
     
  4. Insonnia o ipersonnia (aumento della durata del sonno) quasi tutti i giorni.
     
  5. Agitazione e irrequietezza o, al contrario, rallentamento psicomotorio.
     
  6. Mancanza di energia, senso di affaticamento, scarsa resistenza.
     
  7. Bassa autostima, sentimenti di colpa e di autosvalutazione eccessivi, senso di inadeguatezza.
     
  8. Difficoltà a concentrarsi. Difficoltà di memoria. Difficoltà a prendere decisioni (tutto sembra eccessivamente difficile).
     
  9. Pensieri ricorrenti in tema di morte e suicidio (senza l’intenzione di passare all’atto).
Gli specialisti distinguono tra episodi acuti della durata di alcune settimane (Depressione maggiore) da una condizione più stabile (Distimia), in cui i sintomi sono meno intensi e durano per anni.
 
Attenzione, non è il caso di allarmarsi se si sperimenta saltuariamente qualche sintomo depressivo, come, ad esempio, un momento di bassa autostima o di agitazione. Si può parlare di Disturbo depressivo solo quando la persona non riesce più a gestire il proprio malessere al punto che il suo funzionamento in ambito sociale o lavorativo è drasticamente compromesso. Ad esempio, allorché la persona, sopraffatta dai propri sentimenti di scoraggiamento, si allontani sempre di più dalle proprie amicizie fino a perderle, o sia talmente poco concentrato sul lavoro da venire licenziato.
 
 
Predisposizione: i traumi non elaborati
Quando un animale si imbatte in una situazione minacciosa, tende a rispondere in quattro modi standard (a seconda della propria posizione nella catena alimentare e nella scala gerarchica del suo eventuale branco): con la fuga, l’attacco, il congelamento o la resa.
 
Anche l’essere umano, quando non possiede le risorse per gestire efficacemente una minaccia esterna, utilizza una di queste risposte animali. In altre parole, quando per risolvere una condizione di minaccia l’essere umano non riesce a pensare, ad auto-tranquillizzarsi, a pianificare una risposta adeguata utilizzando la propria corteccia cerebrale, allora utilizza le strategie automatiche di fuga/attacco/congelamento/resa che condivide con molti animali. Durante l’infanzia queste risposte automatiche “animali” vengono utilizzate molto spesso dal bambino, perché le sue capacità di pensiero adulto sono in via di sviluppo. Il bambino, dunque, tende a rispondere alle situazioni problematiche con la fuga, l’attacco, il congelamento o la resa.
 
Il bambino che abbia vissuto molte situazioni traumatiche e che abbia utilizzato di preferenza risposte “animali” del tipo “resa”, da grande sarà a rischio depressione. E’ come se la persona avesse strutturato nella propria psiche una “banca dati di memorie di resa”. Ma il rischio di depressione in età adulta è alto solo se gli eventi traumatici infantili sono rimasti non elaborati nella psiche della persona.
 
In pratica si crea una predisposizione a rispondere agli eventi stressanti della vita con la “resa depressiva”.
 
Le situazioni che durante l’infanzia possono indurre una reazione di “resa” sono le più svariate: l’essere molto trascurati da uno o da entrambi i genitori, la costante critica ostile e punitiva, attacchi, abusi sessuali, violenza fisica. Tutte le situazioni avverse che inducono il bambino a decidere che il mondo e l’altro sono ostili e che lui non ha la capacità di farci qualcosa, iscrivono nella sua storia psichica la convinzione che sia impossibile intervenire per cambiare le cose.
 
Questo senso di futilità, non sempre presente nella vita cosciente delle persone, può talvolta risvegliarsi in età adulta quando le condizioni di vita si fanno difficili. In altre parole, da adulto, affinché si manifesti un Disturbo depressivo, la persona predisposta alla depressione ha bisogno di sperimentare una situazione di stress che scateni in lui la risposta automatica animale della “resa”.
 
 
Predisposizione: i fattori genetici
Per quanto riguarda la predisposizione genetica a sviluppare un Disturbo depressivo, vi è tuttora in corso una controversia fra quanti sostengono l’ipotesi dei fattori predisponenti di natura genetica e quanti invece sostengono l’ipotesi dei fattori predisponenti di tipo psicologico (i traumi irrisolti). Il mondo scientifico e clinico non ha ancora maturato una risposta univoca e, quindi, anche io non mi esprimerò in un senso o nell’altro. Fatto è che nella mia pratica clinica non ho mai incontrato una persona depressa che non portasse con sé nella propria psiche alcuni (e spesso molti) traumi irrisolti e, quindi, che non potesse migliorare la propria condizione di sofferenza meditante un lavoro psicologico su di sé.
 
Il dibattito è ancora in corso. Ai posteri l’ardua sentenza!
 
 
Eventi scatenanti di ordine psicologico
Al di là dei fattori predisponenti, il Disturbo depressivo per manifestarsi ha bisogno di essere innescato da uno o più fattori scatenanti.

Nell’esperienza clinica si sono individuati una serie di situazioni tipiche che possono precedere un Disturbo depressivo. Sottolineo: possono precedere la depressione, perché la stessa situazione può non determinare un Disturbo depressivo in una persona che invece non vi sia predisposta.
 
Tipicamente gli eventi scatenanti che possono innescare una situazione di stress psicologico e, di conseguenza, un Disturbo depressivo, sono:
 
  • Il lutto. La perdita di una persona cara è un evento naturale nella vita dell’essere umano e provoca in tutti una reazione fatta di emozioni intense e contrastanti. Solitamente l’elaborazione del lutto procede spontaneamente e si risolve nel giro di alcuni mesi o pochi anni. Altre volte, invece, la persona colpita da un lutto non sembra sollevarsi più anche dopo molti anni. In questi casi la persona può sviluppare un Disturbo depressivo che è bene affrontare, anche con l’aiuto di uno psicoterapeuta.
     
  • I conflitti interpersonali cronici generano spesso un forte vissuto di stress psicologico. Sono esempi di conflitti cronici: una crisi di coppia che dura da anni, i conflitti irrisolti tra un genitore e il figlio.
     
  • I momenti di transizione e di forte cambiamento, come ad esempio: la fase in cui il figlio adulto si separa dai propri genitori, la nascita di un figlio (tipica ad esempio è la situazione della depressione post partum), il pensionamento, il divorzio, il cambiamento di lavoro, un momento di difficoltà economica, il sopraggiungere di una malattia cronica, il trasferimento in un paese straniero. Tutti fattori conclamati di stress.
     
  • Situazioni di estremo isolamento sociale. Gli esseri umani sono esseri sociali, chi più, chi meno. Chi si trova, anche nonostante la propria volontà, in una situazione di radicale isolamento sociale (ad esempio perché vive all’estero e non conosce la lingua locale) può sperimentare un forte stress psicologico.

Le persone hanno dunque nella propria memoria dei traumi irrisolti (dove hanno imparato ad utilizzare la risposta animale della resa) e “cadono in depressione” allorché vivono un periodo di stress psicologico, come ad esempio la morte del coniuge o la fine della propria attività lavorativa.
 
Questo spiega l’evidenza per cui alcune persone vivono un fattore di stress in età adulta con la capacità di affrontarlo, di elaborarlo costruttivamente e di andare avanti, mentre altre non riescono ad affrontarlo, si bloccano e cominciano a sperimentare dei vissuti depressivi.
 
 
Eventi scatenanti fisici e psicologici
La depressione può essere scatenata anche da fattori fisici, quali ad esempio: un’intossicazione alimentare, la deprivazione del sonno, una lesione cerebrale, malattie fisiche, squilibri alimentari e nutritivi, l’abuso di droghe o di farmaci.
 
I fattori scatenanti possono essere dunque sia di ordine psicologico (un lutto, la crisi di coppia, la perdita del lavoro, etc.) sia di ordine fisico (malattie, uso di sostanze, etc.).
 
La depressione è dunque un fenomeno complesso che nasce dall’intersecarsi di fattori predisponenti infantili e fattori scatenanti psicologici e fisici. Forse la seguente immagine potrà rendere più evidente questo concetto:
 

Multifattorialità della depressione

In altre parole (volendo utilizzare dei termini tecnici) si può dire che la depressione sia un disturbo multifattoriale.
 
Tanta pioggia (un grande stress psicologico attuale come, ad esempio, un lutto traumatico) e poca terra (condizioni fisiche buone) possono far germogliare il seme della depressione.
 
Poca pioggia (poco stress psicologico nella vita odierna) e tanta terra (un forte stress fisico, come, ad esempio, una prolungata deprivazione del sonno o un forte abuso di sostanze) possono fare nascere la piantina della depressione.
 
In ogni caso, deve essere presente il seme, ossia devono essere presenti alcuni traumi psicologici non elaborati, durante i quali la persona abbia imparato a rispondere con la risposta animale della resa.
 
 
Psicoterapia del Disturbo depressivo
Un percorso di psicoterapia è sempre indicato in caso di depressione.
 
Talvolta, però, il Disturbo depressivo è così invalidante che la persona si blocca completamente in alcune aree della propria vita, ad esempio: smette di lavorare, o di studiare, o di cercare lavoro, o di progettare la propria vita, o di inserirsi socialmente e così via. Nei casi in cui la depressione sia così invalidante potrebbe essere utile affrontare il disturbo mediante l’intervento congiunto di psicoterapia e psicofarmacologia, con l’intento di utilizzare i farmaci solo per il periodo necessario a portare avanti il percorso di psicoterapia.
 
Se la persona che sperimenta i sintomi depressivi riesce a condurre la propria vita in modo efficace, senza essere sopraffatta dal disturbo depressivo, il miglior intervento rappresenta l’utilizzo esclusivo della psicoterapia.
 
In questo caso, e a mio parere, il lavoro di psicoterapia si svolge sui seguenti tre livelli che possono essere affrontati in sequenza:
  1. Lavoro sui sintomi. La persona in psicoterapia viene aiutata a rendersi conto dei propri sintomi, di come si scatena il vissuto depressivo e dei processi mentali che lo mantengono. Il paziente viene incoraggiato a divenire consapevole delle proprie modalità automatiche di stampo depressivo e a scegliere di sforzarsi di fare qualcosa di diverso pur nella sofferenza psicologica. Ad esempio, il paziente può essere invitato a controllare la propria attività mentale bloccando i pensieri auto-critici, a dedicarsi ad attività piacevoli, a praticare sport, a coltivare la vita sociale.

    Raramente questo tipo di intervento è sufficiente per risolvere un Disturbo depressivo importante.
     
  2. Lavoro sui fattori scatenanti psicologici. In quest’ottica, si affrontano le situazioni che hanno condotto in età adulta alla comparsa del Disturbo depressivo. Ad esempio, la persona può essere aiutata a elaborare il lutto del coniuge che da anni lo mantiene in una situazione di stallo doloroso. Oppure il paziente può essere aiutato a gestire i conflitti interpersonali che stanno stimolando i suoi vissuti depressivi. O si può lavorare affinché la persona sviluppi le competenze necessarie per portare a buon fine una fase di cambiamento lavorativo.

    Qualche volta il lavoro psicoterapeutico si conclude a questo livello di intervento: la persona affronta l’evento scatenante che lo ha condotto al Disturbo depressivo, sta meglio e decide di interrompere la psicoterapia.
     
  3. Lavoro sui fattori predisponenti psicologici: l'elaborazione dei traumi. Talvolta è necessario approfondire il lavoro psicoterapeutico e lavorare sugli eventi traumatici non elaborati, che spesso si riferiscono alla storia infantile della persona (ma non è detto). Questo lavoro profondo richiede molta energia per rintracciare e rielaborare quelle vicende dolorose che hanno segnato la psiche con emozioni dolorose e convinzioni negative su di sé e sul mondo.

    Il lavoro profondo è un processo graduale che può richiedere anche molto tempo, a seconda della gravità delle esperienze che la persona ha vissuto durante la propria vita. Sono richieste le qualità di un buon terapeuta e, da parte del paziente, perseveranza, coraggio e motivazione.
 
 
O verso l’alto o verso il basso
Si dice che gli psicologi tendano a “vedere le cose sempre in modo positivo”. Se questo significa “indorare la pillola”, ossia minimizzare il problema ed essere ottimisti anche quando non c’è da esserlo, allora “rigetto completamente l’accusa”. Fra i compiti dello psicologo vi è quello di aiutare i propri pazienti ad essere ben radicati nella realtà e a vedere i problemi, se ci sono.
 
Ma uno psicologo ha anche il compito di sottolineare gli aspetti positivi e di crescita, anche laddove potrebbero non essere evidenti.
 
La depressione, in genere, è considerata un’esperienza negativa, una “croce”, una malattia di cui occorre liberarsi, e anche il prima possibile.
 
La depressione presenta invece anche degli aspetti positivi e di crescita.
 
Nella pratica clinica ho osservato talvolta dei pazienti che, attraversando e affrontando la propria depressione mediante un lavoro psicologico profondo, hanno sviluppato progressivamente delle qualità e delle risorse che prima non possedevano.
 
In genere, trasformare i traumi non elaborati alla base della depressione permette di sviluppare le seguenti qualità:
 
  • Intelligenza Emotiva. Il disturbo depressivo è caratterizzato da momenti di “resa”, in cui la persona è poco in contatto con le proprie emozioni. Tipicamente quando si domanda ad una persona depressa: “Quale emozione stai sentendo in questo momento?”, di solito la risposta è piuttosto confusa: “Non lo so … tipo un senso di vuoto”. Durante il lavoro psicologico la persona viene stimolata a focalizzarsi sistematicamente sulla propria dimensione emotiva e, in tal modo, viene stimolata a sviluppare la propria Intelligenza Emotiva.

    La persona diviene quindi maggiormente consapevole dei propri vissuti emotivi (autoconsapevolezza) e capace di gestire le proprie emozioni (dominio di sé). Ad esempio, diviene capace di calmarsi quando è ansiosa, di gestire la rabbia e di accettare la propria tristezza.

    Una qualità legata all’intelligenza emotiva e molto evidente nell’”ex-paziente depresso” è quella dell’empatia. Mentre prima era molto focalizzato su di sé e sui propri vissuti negativi, ora è più attento ai sentimenti degli altri. Consapevole delle proprie sofferenze, diviene capace di compassione e di comprensione rispetto alle difficoltà altrui.
     
  • Discernimento. L'”ex-depresso”, è divenuto “emotivamente intelligente” ed è capace di cogliere i propri vissuti emotivi. Di conseguenza, è anche capace di cogliere i propri bisogni, di fare una graduatoria tra di essi e di stabilire le proprie priorità. Ha sviluppato una “bussola interiore” che gli permette di sentire qual è il bene per sé.
     
  • Coraggio. La capacità di essere fermo e costante nelle difficoltà, sapendosi motivare a perseverare nell’agire costruttivo. Questa è la virtù – chiamata da Platone “fortezza” – che l'”ex-depresso” sviluppa in sé, attraversando e  affrontando i  sentimenti di resa e di paura tipici della depressione.

Invece, la persona depressa che non fa un lavoro psicologico su di sé, spesso si arrende alla propria difficoltà e, in tal modo, vede peggiorare progressivamente le proprie sofferenze e i propri sintomi depressivi. Le proprie aree di autonomia e di funzionamento sociale si restringono gradualmente e lo stato depressivo si fa sempre più acuto ed evidente.
 
L’evoluzione del Disturbo depressivo – verso la guarigione o verso il peggioramento dei sintomi – dipende moltissimo dalla motivazione della persona che sceglie di farci qualcosa, di affrontare il problema o, al contrario di arrendersi.
 
 
Toccare il fondo (per poi risalire)
Nel mondo degli Alcolisti Anonimi spesso si sottolinea la necessità di fare l'esperienza di “toccare il fondo” prima di poter sperare di superare la dipendenza dall'alcol. L'esperienza di toccare il fondo fornisce la motivazione per portare avanti il programma degli Alcolisti Anonimi.
 
Anche nel caso della depressione, la persona ha bisogno di raggiungere un momento di comprensione in cui ammetta con se stessa di avere un problema, che il senso di disperazione, di mancanza di entusiasmo e di perdita di senso rappresentano un problema e che se non deciderà di affrontare tale problema probabilmente questo diventerà sempre più grave e pervasivo occupando progressivamente aree più importanti della propria esistenza.
 
In tal senso il “toccare il fondo” è una esperienza positiva, che apre la mente e fornisce in un istante una visione d'insieme della propria vita e delle priorità.
 
Se sei una persona che sta soffrendo di depressione e che sta lavorando psicologicamente su di sé, bene: buona continuazione!
 
Se sei una persona che sta soffrendo di depressione, che ha stretto i denti per andare avanti fino ad ora, ma che adesso non ce la fa più, allora forse questo è il momento in cui stai toccando il fondo. Bene, benvenuta, benvenuto nella possibilità di prenderti cura di te, nella possibilità di intraprendere un lavoro psicologico su te stessa, su te stesso. Ci sarà qualcosa da fare, anzi molto da fare. Ci sarà bisogno della tua scelta consapevole. Ci sarà bisogno della tua intenzione. La strada sarà forse lunga o breve, non si sa, qualche volta sarà in discesa, molte volte in salita, ma è una strada che varrà la pena di essere percorsa. Buon lavoro!

 
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