Adriano Stefani Psicologo

Come ritrovare l’accordo quando la coppia è in crisi

Come si fa a ritrovare l’accordo con il proprio partner quando al posto della concordia c’è la delusione? O il risentimento? O la paura? O addirittura l’odio?

Come ritrovare l’accordo quando la coppia è in crisi
Ci si incontra e ci si innamora, e questo è bellissimo, ma dopo un periodo di tempo più o meno lungo l’amore romantico finisce e cominciano le incomprensioni e le delusioni.
 
Come ho scritto nell’articolo sulle Fasi della vita della coppia , dopo una fase di innamoramento idilliaco, ha inizio una fase – talvolta innescata da un evento specifico come la nascita del primo figlio – in cui finisce l’armonia e il partner viene fatto scendere dal piedistallo. Comincia una fase meno armonica, in cui i partner si sentono delusi dalla relazione di coppia, iniziano a discutere e spesso a litigare. Benvenuti nella fase delle “Lotte di potere”!
 
 
Premessa: la coppia tende per sua natura ad evolvere
Quello che sto per scrivere si basa su di una premessa fondamentale: la relazione di coppia per sua natura tende sempre ad evolvere e a diventare via via più profonda e intima.
 
L’opinione opposta a questa (e che non condivido) è quella che recita invece: “Ogni amore prima o poi finisce”. Secondo questa visione che non condivido (meglio ripetersi), i primi momenti di una relazione di coppia sono bellissimi, ma questa felicità è destinata ad affievolirsi e a morire: è solo una questione di tempo!
 
Quante poesie e canzoni sono state scritte secondo questa visione desolante della vita e dei rapporti umani (nella foto: Slash, il chitarrista dei Guns N' Roses durante l'assolo di "November Rain", la canzone dove si canta "Nothin' lasts forever", appunto)!

Visione desolante della vita di coppia
 
Per fortuna non è così: le relazioni di coppia si evolvono e si sviluppano secondo una serie di fasi prevedibili. I primi esaltanti momenti dell’innamoramento si basano sull’illusione che l’altro sia così simile e confacente a noi da rappresentare quello che si è sempre cercato e desiderato. All’illusione segue inevitabilmente il disinganno (che letteralmente significa uscire dall’inganno).
 
E naturalmente questo fa un po’ male … soprattutto alle illusioni!
 
Durante le “Lotte di potere” si sperimentano diverse emozioni negative che vanno dalla paura, alla tristezza, al senso di colpa, fino alla rabbia. Mentre si sperimentano queste emozioni alcuni pensano che la storia della coppia sia finita.
 
Ma la storia non è finita. E’ vero, si vive una forte delusione. Ma la delusione che si sperimenta alla fine dell’innamoramento, rappresenta un momento prezioso in cui i partner, privati delle maschere dell’illusione romantica, hanno la possibilità di guardarsi davvero e approfondire la propria relazione su dati reali, ossia su ciò che l’altro veramente è.
 
Se i due partner hanno il coraggio di vivere questa fase, la storia della coppia continua e i partner si danno la possibilità di amare l’altra persona per quella che è e non per l’immagine ideale che si aveva di lei.
 
Nella fase delle “Lotte di potere” non vi sono più la pace e l’appagamento dell’innamoramento. E bisogna essere onesti in questo. E’ inutile illudersi e dire “Certo che ti amo” mentre si sta vibrando internamente dalla rabbia. Meglio essere franchi con se stessi e con l’altro: è la base di partenza per poter attraversare questa fase disarmonica e ritornare alla armonia di coppia.

Far finta che l’armonia ci sia anche quando non c’è non aiuta, illude.

E’ utile dirsi invece: “OK in questo momento nella coppia non c’è armonia, di fatto sono deluso/a, arrabbiato/a, risentito/a e forse addirittura odio il mio partner. E’ dunque il momento per me di affrontare la cosa per poter tornare ad essere in armonia con lui/lei”.
 
Ma come si fa a ritrovare l’accordo con l’altro quando al posto della concordia c’è l’odio? O la delusione? O la paura? La risposta a questa domanda molto rilevante rappresenta l’oggetto di questo articolo. 
 
 
Cosa si può fare quando la coppia è in crisi
Che fare dunque quando ci si trova in una fase di delusione e di conflitto con il proprio partner?
 
A fronte di un conflitto è possibile rispondere con strategie diverse. Vi sono strategie automatiche che mettiamo in atto al di fuori della consapevolezza utilizzando il nostro cervello più antico (cosiddetto rettiliano). E vi sono strategie consapevoli che mettiamo in atto a partire dal nostro cervello più evoluto (corteccia cerebrale o cervello neomammifero).

Cervello rettiliano e neomammifero
 
Le strategie automatiche del cervello rettiliano sono piuttosto semplici e si basano sull’attacco, la fuga, il congelamento o la sottomissione all’altro. Come si può intuire, non rappresentano le strategie ideali per risolvere i conflitti di coppia!
 
Prima di vedere come affrontare i conflitti in modo costruttivo, vediamo come avviene l’opposto, ossia come fanno le persone a mantenere in vita i propri conflitti in modo indefinito e a distruggere un po’ alla volta la propria relazione di coppia.
 
 
Come nutrire i conflitti in modo da rendere sterile la propria vita di coppia
Vediamo quindi quali sono le strategie automatiche del cervello rettiliano:
 
  1. Attaccare.
    Tipici modi di attaccare all’interno di una coppia sono: l'aggressione verbale (alzare la voce, insultare, biasimare, zittire) e l'aggressione fisica. Ovviamente il combattimento è tanto più distruttivo quanto più entrambi i partner vi partecipano attivamente. Spesso, purtroppo, ha luogo un “ping-pong”, una vera e propria escalation di botta e risposta che rende la lite sempre più intensa, fino ad un culmine in cui ci si ritrova a dire e a fare cose che non si intendono realmente. Se vi trovate all'interno di una lite di questo tipo e riuscite a rendervene conto (nel qual caso siete già “avanti”), vi consiglio di calmarvi dicendovi: "Il momento di mantenere la calma è soprattutto quando l'altro l'ha persa".
     
  2. Fuggire.
    La fuga culmina nel fatto che i partner si lasciano. Senza arrivare a questo estremo, la fuga ha luogo anche quando i partner si sottraggono alla situazione conflittuale facendo qualcosa d’altro. Tipicamente ci si rifugia nel lavoro o in altre attività al di fuori della coppia. Ma si può fuggire dal conflitto (e in questo modo perpetuarlo) anche stordendosi mediante l’abuso di sostanze stupefacenti, di alcol o di cibo.
     
  3. Congelarsi.
    La persona rimane cronicamente bloccata nel dubbio su cosa fare e cosa dire. Tipicamente accompagnano questa strategia sintomi quali l'ansia e gli attacchi di panico.
     
  4. Sottomettersi.
    Per evitare il conflitto si accetta il punto di vista altrui senza riflettere. Per poi sentirsi depressi e spenti.
Se le persone si concedessero il tempo di riflettere, molto probabilmente non sceglierebbero di comportarsi in questi modi. Queste strategie automatiche, infatti, sono modalità apprese durante la propria storia di vita – specie durante l’infanzia –  che vengono messe in atto inconsapevolmente.
 
 
Come affrontare costruttivamente un conflitto
Per trasformare un conflitto in un’opportunità di crescita occorre utilizzare le parti più evolute del nostro cervello (la corteccia cerebrale). Occorre ascoltarsi, pensare, prevedere, valutare e comunicare a cuore aperto con il proprio partner.

Coppia e intimità
 
Seguono i passi necessari per affrontare costruttivamente un conflitto di coppia, cronico o transitorio che sia.
 
  1. Fermarsi e guardarsi dentro.
    Occorre fermarsi ad ascoltarsi e cogliere cosa sta succedendo in noi, se ci sono delle sensazioni, emozioni o pensieri. Strano a dirsi, ma questa è la fase più difficile, che le persone tendono a saltare a piè pari. Occorre invece intenzionalmente decidere di fermarsi e di guardarsi dentro. Purtroppo questa competenza fondamentale viene trasmessa o insegnata molto raramente dai genitori ai propri figli.
     
  2. Dare senso al proprio vissuto.
    Dopo essersi guardati dentro occorre cogliere la natura di ciò che sta avvenendo in noi. E’ utile chiedersi:
    • Quali emozioni sto vivendo? E cosa le ha provocate?
    • Quali pensieri sto pensando?
    • Quale sarebbe l’azione automatica “rettiliana” che intraprenderei se non riflettessi? Attaccherei, fuggirei, mi congelerei oppure mi sottometterei?

  3. Cogliere il proprio bisogno.
    A questo punto occorre individuare i propri bisogni fondamentali. A questo scopo dobbiamo saper discriminare tra ciò che davvero ci sta a cuore e ciò che siamo pronti a lasciar perdere perché non è fondamentale per noi. E’ utile chiedersi:
    • Al di là dell’azione automatica cosa vorrei davvero?

  4. Comunicare a cuore aperto.
    Comunicare al proprio partner durante un conflitto di coppia è un’arte preziosa che si apprende lentamente e gradualmente (e alla quale dedicherò un articolo specifico in futuro). Tre elementi fondamentali di questa arte:
    • Ascoltare. Occorre prepararsi ad ascoltare, non solo a parlare perché in una comunicazione costruttiva entrambi i partner parlano e si ascoltano vicendevolmente.
      STATE ASCOLTANDO: il segno che state ascoltando è il fatto che mentre l’altro parla, in voi c’è uno spazio di ricettività e di silenzio.
      NON STATE ASCOLTANDO: mentre l’altro parla, state già pensando a cosa rispondere scegliendo mentalmente le parole e le frasi che pronuncerete quando toccherà a voi parlare.
    • Esprimere sé: i propri punti di vista, le proprie opinioni, la propria visione delle cose e i propri sentimenti “per se stessi” e non “contro l’altro”.
      VI STATE ESPRIMENDO se siete centrati su di voi, se usate un linguaggio “Io” (nel senso che la maggior parte delle frasi cominciano con il pronome “Io”) e se mentre parlate siete internamente convinti che entrambi  – sia voi sia il vostro partner –  andiate bene così come siete (magari non vi piace un comportamento dell’altro ma la persona va bene così com’è).
      NON VI STATE ESPRIMENDO se la vostra attenzione è completamente sull’altro, se usate un linguaggio “Tu” (tendendo a criticare l’altro) e se sentite che c’è qualcuno che non va bene (o voi, o il partner o entrambi).
    • Regolare il comportamento: dire cosa si vorrebbe per sé, dall’altro o dalla relazione.
      STATE REGOLANDO LA RELAZIONE se le vostre richieste sono chiare, se siete pronti ad accettare un diniego da parte del vostro partner e se dall’eventuale diniego voi siete liberi di agire (e non di reagire in modo inconsapevole). Ad esempio, “Ho chiesto questo, l’altro non è disposto a offrirlo, posso cercare un compromesso o starci o andarmene”, ma tutte queste azioni (e non reazioni) non lasciano strascichi, risentimenti e rimuginii, ma sono decisioni consapevoli.
      NON STATE REGOLANDO LA RELAZIONE se state imponendo i vostri desideri all’altro, se non siete pronti ad accettare un diniego da parte dell’altro, se date per scontato che l’altro acconsentirà ai vostri desideri per il solo fatto di averli comunicati.

  5. Darsi tempo.
    Questa forma di comunicazione è molto potente, ma non è lecito aspettarsi miracoli (che potrebbero comunque aver luogo), nel senso che se da anni utilizzate strategie automatiche che hanno reso cronici i conflitti all’interno della vostra coppia, non è detto che comunicando una volta con il vostro partner in modo costruttivo, ciò produrrà un’istantanea trasformazione dell’altro nel principe o nella principessa che avete sempre sognato.

    Se ad esempio, da un giorno all’altro cambiate strategia passando dall’attacco alla comunicazione a cuore aperto, non è detto che il vostro partner sia pronto anch’esso a cambiare strategia. Oppure potrebbe essere colto di sorpresa e aver bisogno di tempo per digerire e apprezzare il nuovo modo di vivere la coppia.

    Affrontare i conflitti in modo costruttivo è qualcosa che si fa in due, tuttavia in una coppia “rettiliana” un partner può voler cominciare da solo ad utilizzare una strategia costruttiva nel tentativo di coinvolgere gradualmente l’altro. E questo implica avere pazienza. Talvolta c’è bisogno di anni per stabilizzarsi nella nuova modalità costruttiva. Talvolta c’è bisogno di una terapia di coppia che aiuti i partner ad apprendere la difficile arte della comunicazione efficace: un percorso di apprendimento lungo e faticoso. Ma ne vale la pena.
 
Dalla teoria alla pratica
Di solito gli articoli di divulgazione psicologica finiscono qui: si affronta un problema dal punto di vista teorico, si descrivono i meccanismi che ostacolano la crescita, si forniscono alcune indicazioni per risolvere il problema, insomma si offre al lettore una mappa per affrontare il viaggio del cambiamento e poi ci si affida alla sua buona volontà.
 
Quello che succede spesso (quasi sempre) è che la persona apprezza (se va bene) la lettura dell’articolo. Ci pensa per un po’, magari ne parla con qualcuno (o lo condivide su Facebook), infine prende la mappa e la ripone ordinatamente nel proprio “archivio delle mappe”, ossia in quella parte della psiche dove vengono stipate le buone intenzioni che non si tradurranno mai in azioni.

testo
 
Il mio scopo è certamente anche quello di informare, ma la mia vera ambizione è quella di trasformare il cartografo amante delle mappe in un viaggiatore che osi sperimentare l’avventura del viaggio nel territorio del cambiamento reale.
 
Fuor di metafora, mi auguro che quanto sopra scritto venga letto, ragionato, metabolizzato e, ciascuno con i propri tempi e le proprie modalità, messo in pratica.
 
 
Approfondire la motivazione ad agire costruttivamente
Cosa può spingere una persona a smettere di utilizzare le strategie automatiche e a scegliere quelle consapevoli e costruttive? La domanda non è banale, dal momento che fare questo richiede un preciso impegno di volontà protratto nel tempo.
 
Allo scopo di motivare il lettore a passare dalla teoria alla pratica, voglio ora elencare quelle che possono rappresentare alcune spinte ad agire in modo costruttivo, in modo che ciascuno possa riconoscersi in una o più di esse e tenerle a mente, specie mentre il conflitto è più vivo e si è maggiormente tentati di  comportarsi in modo automatico e poco costruttivo.
 
  • Imitazione positiva.
    Conoscete delle coppie armoniche (e con ciò non intendo quelle coppie in cui uno fa ciò che decide l’altro, ossia si sottomette), in cui i partner hanno affrontato e digerito le proprie disillusioni e disarmonie? Bene, avvicinatevi a queste, frequentatele, confrontatevi, inspirate (e lasciate inspirarvi) a pieni polmoni l’equilibrio che trasmettono e proponetevi di fare come loro. Sceglieteli coscientemente come persone da imitare e quando il conflitto della vostra coppia è in atto, chiedetevi: “Cosa farebbero i miei modelli in questa situazione?”.
     
  • Lavoro psicologico.
    Siete impegnati in un percorso psicoterapeutico o di sviluppo del vostro potenziale? Molto bene, assumendo che il vostro terapeuta o la vostra guida siano persone sagge (ma questo non è garantito né dal successo né dai titoli della persona), questi vi stimoleranno ad ampliare i vostri limiti e a crescere nell’equilibrio con voi stessi e con gli altri, perché l’armonia con sé si traduce sempre in armonia con l’altro e viceversa. Lavorare su di sé quindi migliora il rapporto con l’altro, e lavorare sul rapporto con l’altro migliora l’equilibrio personale.
    Se state onestamente lavorando su di voi, considerate quindi i conflitti di coppia come sfide per crescere in toto e, quando il conflitto ha luogo, ditevi mentalmente: “Affrontare il conflitto con il mio partner è l’occasione per crescere individualmente”.
     
  • Terapia di coppia.
    State seguendo una terapia di coppia? Benissimo, dunque state già investendo denaro, tempo e energie per migliorare l’armonia di coppia. Sfruttate questa occasione come una palestra per allenarvi in un luogo sicuro ad affrontare i conflitti di coppia per poi trasferire gli apprendimenti nella vita quotidiana. Quando un conflitto ha luogo fuori della terapia, potreste dirvi: “Cosa ha funzionato in terapia di coppia per cui io e il mio partner abbiamo raggiunto un accordo?”.
     
  • Cammino religioso.
    Più o meno tutte le religioni invitano all’amore, alla tolleranza e alla pace (purché la pace non sia fondata sulla sottomissione, perché il risentimento covato inconsapevolmente per anni dal partner sottomesso creerà moltissima disarmonia nel lungo periodo). Siete delle persone religiose? Ottimo, ricordatevi dei principi religiosi che spingono all’armonia. Ad esempio nel cristianesimo, c’è il principio molto potente del “Non giudicare”. Quando siete sull’orlo di una lite e state per attaccare il vostro partner, ricordatevi che vi siete impegnati a non giudicarlo. E con questo non sto invitando a reprimere quello che sentite, ma a utilizzarlo nella comunicazione costruttiva che può aver luogo solo in uno spazio di non giudizio.
  
Buon viaggio.


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