Adriano Stefani Psicologo

Quando si ha bisogno di cominciare una terapia di coppia?

Le difficoltà tra i partner fanno parte dell’evoluzione della vita della coppia. Ma quando queste difficoltà sono così “gravi” da richiedere un intervento psicoterapeutico?

Quando si ha bisogno di cominciare una terapia di coppia?
Innanzi tutto bisogna sottolineare un fatto, forse banale per i più, ma di importanza fondamentale: il paziente della terapia di coppia è la coppia, non i singoli partner.

In terapia di coppia si lavora affinché i partner imparino a relazionarsi in modo armonico e amorevole, a prescindere dalle difficoltà personali delle persone prese come singole (difficoltà che potrebbero essere affrontate in una terapia individuale).
 
E’ la coppia che si mira a far funzionare in una terapia di coppia.
 
Se la coppia sarà più armoniosa, naturalmente il risultato sarà anche che le persone staranno meglio, ma questo nella terapia di coppia è visto come un effetto conseguente, non come l’obiettivo dichiarato della psicoterapia.
 

I sintomi
Quali sono i segni che la coppia funziona in modo disarmonico? Cosa osserviamo in una coppia che ha bisogno di una terapia di coppia? Per discutere dei “sintomi” di una coppia disfunzionale, mi voglio avvalere delle idee di John Gottman, il famoso psicologo americano considerato un autorità nel campo della psicoterapia di coppia.
 
Gottmann, che tra l’altro è l'autore del’utilissimo best-seller Intelligenza emotiva per la coppia, ha identificato quattro comportamenti che rappresentano le avvisaglie di una probabile rottura della coppia.
 
Sono quattro comportamenti così distruttivi, che con molta probabilità porteranno la coppia – sposata o non sposata – alla rottura. Gottman li chiama i “Quattro Cavalieri dell’Apocalisse”.
 
 
1. Criticare
Gottman ha osservato che le coppie che sono instradate verso la rottura, sono caratterizzate dal fatto che i partner si esprimono vicendevolmente critiche maggiormente di quanto si esprimono apprezzamenti.
 
Gottman ha inoltre osservato che due critiche su tre, ossia la maggioranza delle critiche che i partner si scambiano, riguardano delle differenze di preferenze e di gusti. In pratica i partner tendono a criticarsi per il fatto di essere diversi e questo, ovviamente, non porterà mai a nulla di buono, anche solo perché le differenze rimarranno comunque, e non sarà certo una critica a cambiare l’altro.
 
Insomma la gran parte delle critiche che si scambiano i partner sono sterili. Non producono cambiamenti positivi, avvicinamenti e comprensioni reciproche. Anzi.
 
Nelle coppie che funzionano, invece, i partner hanno imparato ad accettare e – perfino – a valorizzare le differenze. Hanno realizzato che non è possibile che l’altro sia una copia di se stessi.
 
Nelle coppie destinate a lasciarsi, le differenze tra i partner non vengono accettate.
 
Tipicamente, all’inizio della relazione, ossia nella Fase dell’Idillio, le differenze tra i partner non vengono colte, oppure vengono minimizzate. Poi però, quando l’idillio ha fine – perché l’idillio prima o poi ha fine – le stesse differenze vengono vissute, dapprima con nervosismo, poi con risentimento e, talvolta, con rabbia e litigi via via più frequenti.
 
I vissuti tipici e le frasi caratteristiche dei partner di una coppia in cui è forte la critica sono: “Non mi sento accettato/a per quello che sono”, “Vengo sempre criticato/a”, “Mai una volta che mi venga detto che ho fatto una cosa bene”, “Qualsiasi cosa io faccia, verrò sicuramente biasimato/a”. In una situazione del genere, la coppia diviene un luogo faticoso e i partner, anche non volendolo, si allontanano progressivamente l’uno dall’altro.
 
Il problema non sta nel discutere. Tutte le coppie lo fanno.
 
Il problema non sta neanche nell’arrabbiarsi. Anche questo avviene in tutte le coppie e nelle persone “sane”.
 
Il problema non sta neppure nelle critiche relative a comportamenti specifici. E’ nella natura dei rapporti umani non andare d’accordo sui singoli comportamenti, criticarli e chiedere di comportarsi diversamente.
 
Il problema sta nelle critiche che, magari partendo come pretesto da comportamenti specifici, finiscono per riguardare l’altra persona nella sua personalità/essenza. Ossia il problema sta nel criticare l’altra persona per quello che è, non per quello che fa.
 
Esempi di critica all’essenza della persona sono:
  • “Tu sei sbaglato/a”, “Le persone che la pensano o si comportano così (come te) sono sbagliate”. In questo modo il focus è sull’essenza della persona e non su ciò che fa.
  • “Tu fai sempre …”, “Tu non fai mai …”, “Tu dici sempre …”, “Tu non dici mai …”. Non è possibile che la persona si comporti “sempre” in un dato modo. L’esagerazione tende a spostare la critica dal fatto specifico all’essenza della persona.
  • Critiche implicite alla persona: “Le persone OK fanno così (tu che ti comporti diversamente non sei OK)”.
Più costruttivo è criticare lo specifico comportamento della persona, piuttosto che la persona.
 
Se vuoi  essere felice nella tua coppia, evita la critica alla persona.
 
 
2. Disprezzare
Essere in una relazione di coppia non è sempre un’esperienza “rose e fiori”. A volte si sperimentano emozioni negative anche molto intense di paura, rabbia, e perfino di odio.
 
Anche se la parte adulta e razionale di noi ci dice che l’amore di coppia non potrà mai essere di natura incondizionata, a volte la nostra emotività va in un’altra direzione e ci sentiamo delusi e arrabbiati perché – proprio come un bambino – non ci sentiamo amati come vorremmo.
 
Tutto ciò è normale e capita in tutte le coppie.
 
Talvolta però i partner reagiscono a queste intense emozioni negative con forti reazioni di disprezzo, insultando l’altro o attaccandolo allo scopo di ridurne il senso di autostima. Si cerca di umiliare l’altro, inconsciamente (nessuno vuole coscientemente danneggiare e fare del male al proprio partner).
 
Tuttavia Gottman ha osservato che nelle coppie dirette verso la rottura, la tendenza a reagire col disprezzo e con l’intensa ostilità rappresenta la norma. Al contrario, le coppie (più o meno) armoniose tendono a cascare solo raramente o mai nelle reazioni di disprezzo: di solito hanno una comunicazione che tende a sostenere e a valorizzare l’altro.
 
Il disprezzo si manifesta verbalmente e non verbalmente con il tono della voce, lo sguardo, la postura e i gesti. Il sarcasmo, il cinismo, l’alzare gli occhi al cielo, gli insulti sono tutte manifestazioni di disprezzo.
 
Il disprezzo comunica che si prova disgusto nei confronti dell’altra persona. E, ovviamente, diviene impossibile chiarire un disaccordo quando un partner diviene l’oggetto del disgusto dell’altro. O peggio ancora quando entrambi i partner si disprezzano vicendevolmente.
 
Non si arriva in un giorno a disprezzarsi. Le coppie tendono a mettere da parte i rancori che derivano da situazioni irrisolte, magari per anni. Il rancore accantonato diviene via via più intenso e comincia a manifestarsi sotto forma di disprezzo, che gradualmente si insinua nella vita relazionale e diviene un atteggiamento sempre più presente e tollerato. In realtà il disprezzo è un veleno potentissimo che, presto o tardi, minerà le basi stesse della relazione.
 
Se vuoi  essere felice nella tua coppia, evita accuratamente ogni forma di disprezzo verso l’altro.
 
 
3. Stare sulla difensiva
Si sta sulla difensiva quando ci si sente criticati e disprezzati e, di conseguenza, si cercano giustificazioni per i propri (supposti) errori o si cerca di dimostrare all’altro che non si merita il trattamento subito.
 
Gottman ha osservato che le unioni che con maggiore probabilità termineranno, sono caratterizzate da un atteggiamento fortemente difensivo. In queste coppie i partner passano molto tempo a giustificarsi e a tentare di dimostrare che le critiche dell’altro sono ingiustificate.
 
Purtroppo le ricerche hanno mostrato che questo atteggiamento di auto-giustificazione molto raramente sortisce l’effetto voluto di far cambiare idea all’altro. Quello che avviene in realtà è che ciascun partner diviene “un’isola”, smette di ascoltare l’altro e si focalizza soltanto sulle proprie giustificazioni e sul proprio punto di vista.
 
Fine delle comunicazioni.
 
Le conseguenze emotive dell’atteggiamento difensivo sono che ciascun partner si sentirà incompreso e, in definitiva, sempre più solo.
 
Se vuoi essere felice nella tua coppia, evita l’atteggiamento difensivo.
 
 
4. Fare ostruzionismo
Fare ostruzionismo significa chiudersi in sé e interrompere ogni comunicazione con l’altro.
 
Di solito avviene che un partner cerca di parlare e l’altro smette di comunicare, non fornendo più segnali di voler capire o di voler ascoltare. Insomma un partner comunica e l’altro lo ignora.
 
Questo atteggiamento è più comune tra gli uomini che tra le donne.
 
Spesso l’ostruzionismo è l’atteggiamento che un partner assume, quando si sente impotente e esasperato dopo un lungo periodo di liti contraddistinte da critiche, disprezzo e atteggiamenti difensivi.
 
Il partner che fa ostruzionismo si dice qualcosa come: “piuttosto che continuare la guerra, mi chiudo in me stesso e interrompo questa comunicazione distruttiva che non porta a nulla”.
 
Alcuni possono pensare che ignorare il proprio partner sia un modo di ridurre il conflitto e magari – col tempo – di ritrovare la pace. In realtà l’assenza di risposta è come togliere l’ossigeno all’altro. Le ricerche hanno mostrato infatti che l’assenza di risposta stimola nell’altro un senso di pericolo maggiore anche di un attacco o di una critica diretta. Per questo motivo all’interno di molte coppie si cerca attivamente la “punzecchiatura” o la lite, pensando in modo inconsapevole: “se l’altro si arrabbierà, per lo meno avrò la certezza di esistere per lui/lei”. Come si dice: meglio che niente.
 
Così, quando un partner ignora l’altro, è possibile che il secondo possa arrivare a sentire di non esistere, di non valere, di non essere amabile. Questo perché il cervello emotivo interpreta l’essere ignorato come un segnale di pericolo. “Senza il suo supporto, nessuno si occuperà di me e della mia esistenza”, dice il cervello emotivo. In certi partner che hanno avuto una storia di vita caratterizzata da genitori assenti o trascuranti, l’essere ignorati dal proprio partner può indurre intensissime risposte di paura. E di rabbia altrettanto intensa.
 
Gottman ha osservato che le coppie dove uno o entrambi i partner si chiudono in se stessi e smettono di comunicare vicendevolmente, sono le coppie che con maggiore probabilità finiranno.
 
Come sanno i terapeuti di coppia, è più facile ristabilire l’armonia di coppia tra due partner che litigano spesso, piuttosto che tra due partner che hanno interrotto la propria comunicazione emotiva. E chiaramente, da più tempo tale interruzione ha luogo, e maggiori sono le difficoltà per la coppia di “guarire”.
 
Se vuoi essere felice nella tua coppia, non gettare la spugna, ma continua a comunicare, anche quando è più faticoso.
 
 
Quando la coppia ha bisogno di cominciare una terapia?
Va da sé, che se si vuole costruire una coppia sana e soddisfacente, questi quattro comportamenti debbono essere fermati, o per lo meno limitati, a tutti i costi.
 
Se riconoscete che i comportamenti distruttivi sopra descritti fanno parte della vostra relazione di coppia, potreste avere il desiderio di cambiare le cose. Ma come discriminare quando c’è bisogno di un aiuto da parte di terapeuta di coppia?
 
Bisogna considerare la frequenza con cui i quattro comportamenti disfunzionali si presentano. Se le critiche, il disprezzo, gli atteggiamenti difensivi e l’ostruzionismo sono saltuari, è il segno che i partner hanno in sé le risorse per far fronte ai problemi di coppia e che talvolta “scivolano” in comportamenti distruttivi per poi rendersene conto (in modo esplicito o implicito) e scegliere di fare qualcosa di diverso.
 
Se invece i “Quattro Cavalieri dell’Apocalisse” sono presenti la maggior parte del tempo e i partner non riescono a trovare altre modalità più costruttive di stare insieme allora bisogna prendere atto della situazione di stallo in cui la coppia si trova.
 
In caso di stallo occorre intervenire. La ricerca ha mostrato che le problematiche di coppia non si risolvono da sé: i partner devono farci qualcosa. Devono sollevare il problema e affrontarlo. Devono cambiare in qualche misura loro stessi. Non vi è quella che i medici chiamano la “remissione spontanea”.
 
Questo naturalmente può essere fatto in molti modi diversi, non esiste unicamente il percorso della terapia di coppia. Vi sono libri di auto-aiuto, percorsi religiosi, il confronto con gli amici e i parenti, etc.
 
 
Specificità della terapia di coppia
La terapia di coppia è uno strumento molto efficace, mirato e altamente specifico.
 
In terapia di coppia i partner hanno la possibilità di contattare le proprie autentiche emozioni e i propri profondi bisogni affettivi (spesso frustrati). Ciò viene facilitato dal fatto di trovarsi in un ambiente riservato e protetto e di essere assistiti da uno psicoterapeuta formalmente preparato a questo scopo.
 
Durante il percorso psicoterapeutico i partner si accorgono gradualmente che i comportamenti distruttivi sopra descritti sono il risultato di emozioni e di bisogni non riconosciuti né soddisfatti.
 
I partner si rendono conto di non essere mai riusciti ad esprimere ciò che profondamente interessava loro. Ed hanno la possibilità, se davvero lo desiderano e sono pronti ad impegnarsi, di apprendere nuove modalità di comunicare e di prendersi cura dei bisogni emotivi di entrambi.
 
 
Prerequisiti della terapia di coppia
Perché la terapia di coppia sia possibile, è necessario che siano presenti alcune condizioni:
  • Lo psicoterapeuta deve essere specializzato nella terapia di coppia.
  • I partner devono essere stati innamorati l’uno dell’altra prima che insorgessero le difficoltà. In altre parole, la coppia deve essere esistita già prima della terapia: non è possibile trovare l’amore in terapia di coppia, se questo non c’è mai stato.
  • I partner devono essere disposti a  impegnarsi e a investire le proprie energie nel percorso terapeutico per un periodo di tempo anche prolungato.
  • I comportamenti distruttivi della coppia non devono sfociare regolarmente in aggressività violenta e incontrollabile. In questo caso è necessario prima intervenire con un percorso di terapia individuale finalizzata alla gestione dell’aggressività.
Nota: se uno o entrambi i partner presentano particolari difficoltà psicologiche, è necessario affiancare al percorso di terapia di coppia un percorso di terapia individuale.
 
 
La motivazione a cambiare
Non tutti sono motivati a cercare di risanare la propria relazione di coppia. Alcuni si rassegnano, specie se le difficoltà durano da anni, a convivere con i “Quattro Cavalieri dell’Apocalisse”.
 
Altri fanno solo finta di voler affrontare i propri problemi di coppia, mentre in realtà hanno già scelto di porre fine alla coppia. Così arrivano in terapia di coppia con la motivazione, implicita ma già ben radicata, di voler lasciare il proprio partner. Queste persone utilizzano la terapia di coppia come una giustificazione per lasciarsi, dicendo: “Se non funziona neppure la terapia di coppia, allora è proprio il segno che bisogna lasciarsi”. E naturalmente la terapia di coppia fallirà.
 
Meglio essere chiari: la terapia di coppia è per quelle persone che soffrono di una relazione problematica e vogliono fare tutto il possibile per affrontare e risolvere i propri problemi di coppia.
 
Certo, spesso la motivazione a iniziare un percorso di terapia di coppia è inizialmente di un solo partner, quello più sensibile, quello che forse soffre di più per la situazione. Tuttavia, alla lunga, entrambi i partner dovranno impegnarsi nel percorso terapeutico se davvero vogliono cambiare in meglio la propria relazione amorosa.
 
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