Adriano Stefani Psicologo

EMDR

Elaborare i traumi psicologici per ritrovare il benessere.

EMDR
L’EMDR (che sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing, ossia: Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è una forma di psicoterapia nata negli Stati Uniti nel 1987. Dalla sua nascita l’EMDR ha continuato a crescere esponenzialmente diffondendosi a macchia d’olio tra gli psicoterapeuti di tutto il mondo.
 
In questi anni tantissimi professionisti della salute mentale si sono formati secondo questa metodica, tanto che ad oggi (2016) gli specialisti nel mondo che hanno ricevuto una formazione ufficiale nell’uso dell’EMDR sono circa 120.000. Le persone trattate sono state milioni.
 
 
Una premessa
Di formazione “nasco” psicoterapeuta Analitico-Transazionle (AT). Questo orientamento, poiché possiede un sistema teorico dell’uomo e una strategia terapeutica  piuttosto solidi e chiari, è sempre stato aperto all’integrazione di strategie e di tecniche di altri approcci psicoterapeutici. Ad esempio, personalmente nella mia pratica clinica ho trovato molto efficace integrare l’AT con la Terapia della Gestalt e il Cognitivo-Comportamentismo, oltreché con l'EMDR.
 
Devo fare quindi la seguente premessa: scrivo questo articolo in quanto psicoterapeuta Analitico-Transazionale.
 
La seguente presentazione ha una finalità divulgativa e riflette le mie radici culturali e il mio modo di utilizzare l’EMDR. Di conseguenza questo mio articolo in tema di EMDR a tratti può non corrispondere con la descrizione “ufficiale” che ne fa la fondatrice di questo metodo (Francine Shapiro) o di quanti lavorano come terapeuti usando unicamente questo approccio. Per una presentazione ufficiale e non influenzata da altri approcci di psicoterapia si può consultare direttamente il sito dell’Associazione EMDR Italia all’indirizzo: www.emdr.it.
 
 
Una terapia del trauma psicologico
L'EMDR è una “metodologia validata” (ossia vi sono numerose ricerche scientifiche che ne hanno verificato la validità) che permette di elaborare i traumi psicologici in modo efficace.
 
Ma cosa è un trauma psicologico?
 
Il trauma psicologico è una forma speciale di ricordo che si forma allorché la persona vive un'esperienza minacciosa che supera in intensità le sue capacità di risposta. In altre parole, la persona non riesce, mediante le sue abituali capacità di rispondere alle situazioni, a gestire una minaccia e, di conseguenza, vive un terribile senso di impotenza, di vulnerabilità, di colpa o di inadeguatezza.
 
Gli eventi che rappresentano una minaccia e che possono provocare un trauma psicologico possono essere i più vari. Possono essere avvenimenti che minacciano realmente la persona, da un punto di vista fisico o sociale. Oppure la persona può attribuire soggettivamente ad un evento (che per altri magari minaccioso non è) un significato di minaccia. Poco importa, a prescindere dal carattere oggettivo o soggettivo della minaccia, l'esito finale di un trauma psicologico consiste in una “memoria traumatica” che, dal momento in cui si struttura, produrrà disagi psicologici, quali ad esempio: ansia, attacchi di panico, crisi di rabbia (apparentemente) immotivata, immagini e pensieri persistenti, incubi, insonnia, incapacità di concentrarsi, sentimenti di disperazione e depressione.
 
Possono essere eventi traumatici potenziali: le catastrofi naturali (terremoti, incendi, inondazioni, etc.), la guerra, la violenza sessuale, il lutto, la malattia, la violenza verbale e fisica, le relazioni infantili dolorose, o assistere a simili eventi come spettatore.
 
Tali condizioni di trauma potenziale diventano un trauma psicologico vero e proprio solo se la persona vive l'episodio in modo traumatico, ossia se vive l’evento come un momento di “rottura” in cui le sue abituali capacità di gestire il mondo non sono sufficienti ad affrontare la situazione. In estrema sintesi:
 
Impatto dell'evento > Capacità di gestione --> Trauma psicologico
 
 
Traumi “T” e traumi “t”
Una distinzione importante è quella fra i cosiddetti traumi psicologici con la “T” maiuscola e i traumi psicologici con la “t” minuscola.
 
I traumi psicologici con la “T” maiuscola sono provocati da un singolo evento che la persona ha vissuto come una minaccia alla (propria o altrui) vita. In genere i ricordi traumatici “T” si strutturano a seguito di eventi a “forte impatto” quali: le catastrofi naturali, la guerra, la violenza sessuale, la diagnosi di una malattia mortale, l’attacco fisico.
 
I traumi psicologici con la “t” minuscola sono causati da sconvolgimenti profondi che la persona ha vissuto senza che questi abbiano rappresentato una reale minaccia per la vita. Molto spesso questo tipo di traumi psicologici sono originati da eventi disturbanti relativi alla sfera delle relazioni interpersonali. Possono essere determinati da un singolo evento (ad esempio: una maestra biasima pubblicamente uno scolaro e questi si sente completamente sbagliato) o, come spesso avviene, da una molteplicità di eventi simili che si sono ripetuti nel tempo (ad esempio: per anni un genitore non rivolge mai la parola al proprio figlio durante i pasti serali e questi gradualmente si convince di essere una “nullità”).
 
 
L’elaborazione dei ricordi traumatici
Tutti i ricordi traumatici – provocati da traumi “T” o da traumi “t” – sono ricordi “speciali”.
 
I ricordi “normali”, ossia i ricordi a cui pensiamo tranquillamente, senza che si attivi in noi una emozione negativa, sono conservati nelle aree del cervello superiori  (neocorteccia). Di conseguenza, mentre pensiamo ad un ricordo “normale”, gli odierni strumenti di indagine medica ci permettono di osservare che contemporaneamente si attivano nel nostro cervello diverse aree della neocorteccia.
 
I ricordi traumatici, che sono invece accompagnati da emozioni disturbanti, sono memorizzati (anche) in una diversa area del cervello, che viene chiamata “sistema limbico”. Di conseguenza, quando si pensa ad un ricordo traumatico, è possibile osservare che si attivano alcune aree del sistema limbico.
 
Fintanto che il ricordo traumatico attiva aree del sistema limbico,  sarà frammentato e carico di emozioni negative. Si dice in questo caso che “il trauma non è elaborato”.
 

Neocorteccia - Sistema limbico


Quando un ricordo traumatico non elaborato viene riattivato, la persona rivive le varie sensazioni fisiche, emozioni, convinzioni negative memorizzate durante l’evento traumatico, spesso senza la possibilità di dare a ciò che sta vivendo un significato. La persona non riesce ad essere distaccata da ciò che sta vivendo. A volte non si rende neanche conto che ciò che sta vivendo oggi riguarda in realtà il passato. La persona risponde oggi con l’intensa emotività di allora, spesso con un gran senso di confusione.
 
La buona notizia è che i traumi psicologici sono in genere elaborati dalla nostra psiche in modo naturale: il passaggio dei ricordi traumatici dal sistema limbico alla neocorteccia avviene in genere spontaneamente. Di solito, infatti, gli esseri umani rivivono i propri ricordi traumatici e mettono ordine tra le diverse memorie mediante i sogni, le riflessioni e i pensieri che spontaneamente si presentano alla coscienza. Mentre si rivivono i ricordi traumatici, questi gradualmente vengono elaborati e si trasformano in “ricordi normali”.
 
Dopo che il ricordo traumatico è stato elaborato si comporta come un “ricordo normale”: se la persona pensa ad esso si attivano unicamente le aree della neocorteccia. Altro aspetto tipico di un ricordo traumatico elaborato è che la persona è in grado di pensarvi senza confondersi e mettendo insieme tutti i pezzi (prima frammentati) in un racconto lineare.
 
Facciamo un ESEMPIO: un padre ha spesso maltrattato il figlio da bambino criticandolo aspramente, attaccandolo verbalmente e fisicamente e umiliandolo davanti agli altri. La persona, da adulta, ha diverse memorie traumatiche “t”. Quando oggi la persona ripensa ai fatti traumatici – ad esempio a quella volta che il padre gli ha dato uno schiaffo durante un pranzo con l’intera famiglia allargata – si riattivano in lui i ricordi traumatici non elaborati, ossia le memorie depositate nel sistema limbico. A questo punto comincia a tremare, sperimenta intense emozioni di rabbia e paura, dubita di sé, si sente inadeguato, ha pensieri di odio verso il padre. Poi la sua mente divaga verso fatti simili avvenuti nell'infanzia o nel passato recente. Sorgono in lui altri vissuti che si sommano a ciò che sta già vivendo. Ora è davvero confuso: non ha le idee chiare su ciò che sta vivendo e perché. Non sa se è stata colpa sua o di suo padre. Non sa cosa avrebbe dovuto fare, cosa è bene fare per lui oggi. E se potessimo osservare l’attività interna del suo cervello, vedremmo una grande attività (anche) del sistema limbico.
 
In seguito, la persona riesce a elaborare i propri ricordi traumatici infantili – magari mediante un percorso di EMDR. Ebbene, dopo tale elaborazione la persona, ripensando ai tristi episodi infantili col padre, si rende conto che tali eventi sono stati molto dolorosi per lui, tuttavia si rende anche conto che oggi quei ricordi non lo disturbano più. Infatti, pensando a quei fatti, non rivive più le emozioni di rabbia e di paura. Non trema. E riesce a ricostruire gli eventi dando un significato a ciò che è avvenuto. Riesce a pensare lucidamente. Ad esempio, può dire o dirsi qualcosa del tipo: “Mio padre era una persona violenta, che aveva appreso questo modo di fare a propria volta dal proprio padre che lo picchiava spesso, anche senza motivo. Mi ha fatto molto male e per molto tempo. Tuttavia sono riuscito a guarire le mie ferite e oggi riesco a vedere l’intera nostra storia per quella che è. Non lo biasimo più, non sono arrabbiato, anzi riesco a ricordare anche le cose positive che ha fatto per me…”.
 
Il passato è diventato passato.
 
Talvolta i ricordi traumatici non riescono a compiere questo passaggio spontaneo dal sistema limbico alla neocorteccia e rimangono non elaborati. In questi casi è utile intervenire con la metodica dell’EMDR che aiuta ad individuare e poi ad elaborare i ricordi traumatici che sono rimasti non elaborati.
 
 
Elaborazione dei traumi “T”
Alla sua nascita il metodo dell’EMDR è stato utilizzato principalmente per l’elaborazione dei traumi “T”, ossia dei traumi psicologici causati da una minaccia per la vita.
 
Negli Stati Uniti, dove è nata l’EMDR, vi è molta attenzione al trattamento dei traumi “T”, anche perché dal secondo dopoguerra in poi gli USA sono stati impegnati militarmente in modo quasi ininterrotto. Moltissimi soldati americani, tornati a casa dopo aver vissuto in guerra uno o più traumi “T”, hanno sviluppato dei problemi psicologici con dei sintomi tipici quali: ansia, insonnia, difficoltà di concentrazione, flashback (immagini e pensieri intrusivi e relativi alle esperienze traumatiche), tendenza ad evitare tutto ciò che può ricordare gli eventi traumatici. Questi sintomi sono caratteristici di un disturbo psicologico denominato Disturbo da Stress Post Traumatico (quello che Freud aveva chiamato “nevrosi traumatica”), che impedisce alle persone di vivere in modo sereno e produttivo.
 
Un solo dato per comprendere l’ampiezza del fenomeno. Il Dipartimento americano per i Veterani di Guerra (US Department of Veterans Affairs) ha valutato, nella sua storica ricerca denominata “National Vietnam Veterans' Readjustment Study”, che i reduci della guerra del Vietnam che hanno presentato sintomi associati con il Disturbo da Stress Post Traumatico sono stati circa 830.000, ossia il 26% degli americani coinvolti nella guerra del Vietnam.
 
E’ dunque comprensibile che proprio negli Stati Uniti, dove vi è una grande necessità di affrontare i gli aspetti psicologici, oltreché sociali e economici, dei traumi psicologici “T”, sia nato il metodo dell’EMDR.
 
Molte ricerche hanno evidenziato l’efficacia dell’EMDR nel trattamento dei traumi “T” (negli USA c’è molta attenzione agli aspetti di ricerca e scientifici), e molto rapidamente questa metodica è stata utilizzata nel trattamento di tutti i traumi psicologici “T”: non solo di quelli relativi alla guerra, ma anche di quelli provocati da incidenti, aggressioni, violenze sessuali, calamità naturali e così via.
 
Oggi vi è a disposizione un grandissimo numero di studi che hanno verificato l’efficacia dell’EMDR nel trattamento del trauma. Molte importanti organizzazioni nazionali e internazionali ne consigliano l’utilizzo. Tra le quali:
  • L’American Psychiatric Association, che ha riconosciuto l’EMDR come un trattamento valido per la terapia del trauma.
  • Il Department of Veterans Affairs & Department of Defense, che ha posto l’EMDR nella categoria A dei trattamenti (ossia fortemente raccomandati) per il trauma.
  • L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che indica l’EMDR come la forma di trattamento da privilegiarsi, assieme alla tecnica del TF-CBT, per il trattamento dei Disturbi da Stress Post-Traumatico.
 
 
EMDR e traumi “t”
Gran parte delle persone che si rivolgono ad uno psicoterapeuta, però, non hanno sofferto di traumi “T”, ma presentano difficoltà psicologiche che derivano da traumi relazionali avvenuti durante l’infanzia.
 
Sono persone che soffrono di ansia, di depressione, di difficoltà di relazione o di bassa autostima, o di altre difficoltà, i cui disturbi sono stati determinati da traumi infantili di tipo “t”: esperienze ripetute di trascuratezza, di abbandono, di iper-critica, di controllo eccessivo, di attacchi verbali o fisici vissuti in genere in età infantile nella relazione con i genitori.
 
Dopo qualche anno dalla nascita dell’EMDR, i terapeuti hanno iniziato ad utilizzare questa metodica anche per il trattamento di questo tipo di pazienti. Gradualmente si sono accorti della grande efficacia dell’EMDR anche per il trattamento dei disturbi da traumi “t”.
 
I traumi psicologici infantili “t”, poiché spesso lontani nel tempo, possono essere scarsamente accessibili alla memoria. Talvolta possono essere addirittura indisponibili alla memoria della persona (i famosi“ricordi inconsci”). Di conseguenza, il lavoro dell’EMDR con i traumi infantili deve essere preceduto da un serio lavoro esplorativo, che lo psicoterapeuta e il paziente devono fare insieme allo scopo di “mettere insieme i pezzi” e individuare gli eventi di ieri che hanno causato i disturbi di oggi. Tale esplorazione può non essere un’operazione semplice e lineare. Talvolta può richiedere molto tempo. In ogni caso, il lavoro di raccolta della storia della persona richiede sempre motivazione, coraggio, pazienza e disponibilità ad esaminarsi profondamente.
 
 
Analisi Transazione: lavoro con l’Adulto e lavoro con il Bambino
Quando una persona con dei traumi infantili “t” non elaborati si rivolge a me per un lavoro di psicoterapia, so che dobbiamo occuparci innanzi tutto di dare senso ai suoi sintomi in base alla sua storia.
 
Riprendiamo l’esempio precedente del figlio maltrattato dal padre ipercritico e violento. Da grande, quando la persona ha a che fare con il capo ufficio, si blocca e si ritira preferendo non esprimersi. Inoltre è molto ansiosa e fa fatica a esprimersi alla presenza di un gruppo di persone che non conosce bene. Venendo in terapia con questi sintomi, il primo compito sarà quello di comprendere cosa fa (si spaventa all’idea di essere criticata), quando l’ha imparato (col padre ipercritico) e a cosa gli serve oggi bloccarsi (si protegge dal rischio di nuove critiche).
 
Questa prima fase del lavoro psicoterapeutico viene chiamata, secondo il mio approccio d’elezione, ossia l’Analisi Transazionale, fase di “decontaminazione”. E’ la fase di lavoro che si incentra sullo Stato dell’Io Adulto, ossia sulle capacità della persona di pensare, di cogliere i propri stati emotivi, di distanziarsi da essi e di ragionare su ciò che è utile fare nell’oggi. E’ la fase di comprensione cognitiva in cui si dà senso alla propria vita, alla propria storia e si riflette su ciò che è bene per sé. E’ anche la fase in cui il paziente, cogliendo l’origine infantile dei propri modi di fare automatici e involontari, inizia a gestirli.
 
Nel nostro esempio: la persona coglie che sta agendo col capo ufficio la stessa reazione di paura che aveva col padre (nei termini dell’Anali Transazionale si direbbe che si accorge che “sta mettendo la maschera del proprio padre sul volto del capo ufficio”). Con questa consapevolezza la persona rivolge il proprio sguardo su di sé, coglie i propri bisogni autentici (ad esempio, farsi rispettare o richiedere un aumento) e gradualmente si allena al fine di esprimere e di vedere soddisfatti tali bisogni.
 
Durante la “decontaminazione”, ossia durante la fase di lavoro con lo Stato dell’Io Adulto, la persona impara a gestire i propri sintomi. La reazione emotiva negativa automatica c’è ancora (ricordate il sistema limbico?), ma non è ingigantita dalla persona, che ora fa il possibile, usando le risorse a propria disposizione, per comportarsi in modo costruttivo.
 
A questo punto, avendo imparato a gestire i propri sintomi, la persona potrebbe essere soddisfatta dei risultati terapeutici raggiunti. Nei termini dell’Analisi Transazionale, potremmo dire che ha imparato ad agire dall’Adulto. Quindi potrebbe voler porre termine al percorso di psicoterapia.
 
Nel nostro esempio: la persona impara a gestire la propria reazione ansiosa col capo e nei gruppi di persone estranee, impara a esprimersi autenticamente in questi contesti e, pur vivendo ancora stati di ansia, questi non rappresentano più per lui un problema eccessivo, per cui decide di chiudere il percorso di psicoterapia.
 
Il lavoro con lo Stato dell’Io Adulto, potrebbe però non essere sufficiente. La persona potrebbe voler ridurre i livelli di ansia, non accontentandosi di saperla gestire. Se questo fosse il caso, occorrerebbe approfondire il lavoro psicoterapeutico e passare ad una diversa fase, ossia alla fase del lavoro con lo Stato dell’Io Bambino.

Si entra qui nel territorio delle reazioni automatiche del Bambino, che sono principalmente emotive, ma costituite anche da convinzioni irrazionali e magiche, sensazioni fisiche e comportamenti impulsivi.
 
Sempre nel nostro esempio: la persona decide di voler lavorare terapeuticamente per ridurre i propri livelli di ansia col capo e nelle situazioni di gruppo. Occorre dunque passare alla fase di lavoro con lo Stato dell'Io Bambino, che in Analisi Transazionale prende il nome di “deconfusione”. In questa fase la persona viene aiutata dal terapeuta a individuare, a portare alla coscienza e a elaborare le memorie degli eventi traumatici “t” che hanno causato i sintomi di oggi. Ad esempio: quella volta che è stato pubblicamente umiliato dal padre, quelle volte in cui il padre l’ha iper-criticato confrontandolo col suo cugino “perfetto”, quella volta che il padre l’ha punito ingiustamente, e così via.
 
Per questo tipo di lavoro psicoterapeutico, l’EMDR offre una modalità di intervento molto efficace e efficiente.
 
 
Come si svolge l’EMDR
Sia che si tratti di traumi “T”, sia che si abbia a che fare con traumi “t”, l’EMDR aiuta la persona a elaborare le proprie memorie traumatiche.
 
Una volta individuati i ricordi traumatici su cui lavorare, la persona viene incoraggiata dal terapeuta a focalizzarsi su di un singolo ricordo traumatico alla volta per elaborarlo. Mentre la persona si focalizza sullo specifico ricordo traumatico, allo stesso tempo lo psicoterapeuta esercita sul paziente una stimolazione bilaterale destra-sinistra.
 
Esistono diversi tipi di stimolazione bilaterale possibili. Il più importante consiste nello psicoterapeuta che, ponendosi di fronte e di fianco al paziente, muove la propria mano mentre il paziente la segue muovendo i propri occhi con movimenti alternati destra-sinistra.

 

EMDR - Stimolazione bilaterale



Un’altra modalità molto utilizzata è la stimolazione bilaterale mediante i tamburellamenti effettuati dal terapeuta direttamente sulle mani del paziente (ovviamente il paziente deve essere a proprio agio con il fatto di essere toccato dal terapeuta).

 

EMDR - Tapping



Se la persona non tollera il contatto fisico con lo psicoterapeuta, è possibile utilizzare i “tapper”, che permettono di esercitare una vibrazione alternata destra-sinistra mediante un apposito congegno elettronico.

 

EMDR - Tappers



Esistono altre modalità di stimolazione bilaterale, che vengono usate meno frequentemente (io personalmente non le uso affatto), come ad esempio: lo schioccare alternato destra-sinistra delle dita da parte dello psicoterapeuta vicino le orecchie del paziente, l’uso di una barra su cui scorre una luce, l’uso di cuffie con suoni alternati, ed altre ancora.
 
 
Perché funziona?
Mediante l’EMDR i pazienti elaborano i propri ricordi traumatici rapidamente. L’elaborazione spontanea che prima si era bloccata riparte. Perché? Cosa del metodo dell’EMDR facilita l’elaborazione dei ricordi traumatici?
 
Sono state fatte diverse ipotesi esplicative. Quelle che sembrano maggiormente valide e confermate dalla anatomia e fisiologia del cervello umano sono le seguenti:
 
  • Durante l’EMDR il paziente è incoraggiato a focalizzarsi sui ricordi traumatici mantenendo contemporaneamente il contatto con l’esperienza interiore (il ricordo) e con l’esperienza esteriore (lo psicoterapeuta e la realtà oggettiva dello studio). Questa doppia focalizzazione sul ricordo passato e sulla esperienza presente col terapeuta permette di elaborare e trasformare i ricordi traumatici. Infatti, se il paziente stesse solo col ricordo passato non riuscirebbe a elaborarlo perché sarebbe sopraffatto dalle emozioni, dalle sensazioni fisiche e dalle convinzioni negative legate al trauma e non avrebbe la presenza e il distacco necessari per “attraversare” l’esperienza, riviverla in un contesto sicuro e darle senso. D’altra parte se il paziente fosse solo nel presente senza alcun contatto con il ricordo traumatico, non farebbe esperienza di esso e non potrebbe rielaborarlo. Per elaborare un ricordo traumatico occorre mantenere una doppia focalizzazione sul passato e sul presente, cosa che avviene durante l’EMDR.
     
  • La seconda ipotesi esplicativa (che non esclude la prima, ma che si aggiunge ad essa) riguarda il fatto che la stimolazione bilaterale tipica dell’EMDR stimola l’attività elettrica del cervello a funzionare secondo la frequenza tipica del sonno profondo con onde cerebrali a frequenza molto bassa. Durante il sonno profondo avviene naturalmente che i ricordi traumatici passino dal sistema limbico alla neocorteccia. Dopo tale passaggio la persona ne diviene cosciente e può elaborare tali ricordi mediante i sogni o la riflessione durante la veglia. Anche l’EMDR, stimolando nel cervello onde cerebrali di frequenza simile a quelle del sonno profondo, sembra stimolare il movimento dei ricordi traumatici dal sistema limbico alla neocorteccia, aumentando la quantità di ricordi traumatici disponibili per l’elaborazione.
 
Al di là delle spiegazioni tecniche e scientifiche, che potrebbero sembrare complicate e poco chiare, rimane il fatto che l’EMDR sia una metodica validata da numerose ricerche scientifiche e dall’esperienza di tantissimi psicoterapeuti che la usano quotidianamente nella propria attività clinica.
 
 
Il ruolo dello psicoterapeuta
In sintesi, durante l’applicazione della metodica EMDR, lo psicoterapeuta svolge i seguenti compiti principali:
 
  • Individuare i ricordi traumatici e metterli in relazione con i sintomi di oggi. Aiuta il paziente a dare senso ai sintomi di oggi, esplorando con lui la sua storia e individuando insieme a lui i momenti traumatici della sua vita.
  • Preparare e stabilizzare il paziente. Spiega il metodo al paziente. Lo istruisce a interrompere il processo di elaborazione di un ricordo traumatico mediante l’uso di tecniche di rilassamento psico-corporee. Il paziente deve poter lasciare lo studio in una condizione di equilibrio.
  • Focalizzare il trauma. Favorisce la doppia focalizzazione del paziente sul ricordo traumatico e sul presente mediante l’uso di stimolazioni bilaterali. Se il paziente si distrae, lo psicoterapeuta lo invita a ritornare al ricordo traumatico.
  • Accelerare l’elaborazione. Se l’elaborazione va al rilento o si blocca, lo psicoterapeuta usa degli stimoli verbali per intensificarla o riavviarla.
  • Frenare l’elaborazione. Se il paziente ha delle esperienze emotive di una intensità tale da fargli perdere il contatto con la realtà, lo psicoterapeuta usa degli stimoli verbali e fisici per aiutarlo a interrompere il contatto con l’esperienza interiore.
 
 
A chi si rivolge l’EMDR
Pur essendo nata per il trattamento di adulti in terapia individuale, oggi l’EMDR è regolarmente utilizzata nei seguenti contesti:
 
  • Adulti in terapia individuale.
  • Bambini e adolescenti, in terapia individuale.
  • Coppie, come metodica supplementare allorché vi sia bisogno di elaborare un trauma all’interno di un percorso di terapia di coppia.
  • Gruppi caratterizzati da uno stesso evento traumatico. Ad esempio: i familiari di persone malate di Alzheimer, i dipendenti di una banca rapinata, i bambini che hanno perso un compagno di classe in modo traumatico, le vittime di un terremoto e così via.
 

Come trovare lo psicoterapeuta EMDR giusto per sé
Non tutti gli psicoterapeuti sono formati all’utilizzo dell’EMDR. Per utilizzare questa metodica lo specialista ha bisogno di formarsi innanzi tutto come psicoterapeuta. Solo gli psicoterapeuti possono, infatti, accedere alla formazione EMDR.
 
L’Associazione Italiana EMDR mantiene un elenco degli psicoterapeuti formatisi anche nella metodica EMDR. Tale elenco è consultabile all’indirizzo: http://emdr.it/index.php/terapeuti/
 
Al di là delle considerazioni generali su come scegliere uno psicoterapeuta, al fine di individuare lo psicoterapeuta EMDR giusto per sé, consiglio di verificare che lo psicoterapeuta abbia la qualifica di “Practitioner” (la qualifica è specificata nell’elenco degli psicoterapeuti curato dalla Associazione Italiana EMDR).
 
La qualifica di “Practitioner” sta a certificare che lo psicoterapeuta abbia seguito i corsi di formazione EMDR, che abbia trattato un determinato numero di pazienti con l’EMDR, che sia stato supervisionato da un supervisore esperto in EMDR e che, infine, abbia superato un apposito esame.
 
 
Per saperne di più
Nella sezione “Bibliografia” del sito dell’Associazione EMDR Italia è possibile visionare i titoli di numerosi libri – più o meno divulgativi – e di articoli scientifici in tema di EMDR. Può essere una buona idea consultare questo sito qualora si desideri “attingere alla fonte” e consultare una presentazione dell’EMDR non influenzata dalla mia personale visione di Analista Transazionale.
 
Chi addirittura volesse “attingere alla fonte delle fonti” potrebbe consultare il ricchissimo sito americano dell’EMDR Institute Inc. all’indirizzo: http://www.emdr.com/
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