Adriano Stefani Psicologo

Il Copione invisibile: come scriviamo (e possiamo riscrivere) la nostra vita

Tutti seguiamo, senza saperlo, un Copione scritto da bambini.

Il Copione invisibile: come scriviamo (e possiamo riscrivere) la nostra vita

Il concetto di "Copione" in Analisi Transazionale si riferisce al progetto di vita che sviluppiamo nell’infanzia, che rifiniamo nell’adolescenza e che porteremo nel nostro inconscio per tutta la vita! 

A volte, ci ritroviamo a recitare scene già viste, con battute che sembrano scritte da uno sceneggiatore stanco, ansioso o depresso: è il Copione che ci spinge a seguire strade familiari e poco costruttive… anche se, al suo posto, potremmo avere in mano un copione di una commedia nuova e divertente.

 

Cosa è il Copione

Il copione è un progetto, un piano di condotta che anticipa ciò che avverrà, grossomodo, in futuro. In esso sono presenti le informazioni essenziali per prevedere ciò che sarà della nostra vita: la definizione di noi stessi e le modalità con cui affronteremo persone ed eventi. Ad esempio, una pagina del Copione di vita potrebbe recitare: "Dal momento che sono debole, devo trovare una nicchia tutta mia, un luogo sicuro dove rifugiarmi, senza rischiare di affrontare i pericoli del mondo. Eviterò tutto ciò che sarà possibile evitare, anche le situazioni potenzialmente benefiche". Oppure: “Non mi merito cose buone, né amore da parte degli altri. Di conseguenza dovrò guadagnarmi l’affetto occupandomi in prima persona dei bisogni degli altri, sforzandomi di compiacere e adattandomi alle richieste altrui. Metterò i miei bisogni al secondo posto”.

Questo tipo di asserzioni, vengono chiamate: “Decisioni di Copione” e sono inconsce. A meno di non effettuare un lavoro di introspezione.

La parola “inconscio” è spesso fraintesa o scambiata per un astruso termine da Psicologo, mentre in realtà con essa si intende semplicemente dire che il Copione ci guida in modo inconsapevole, senza che ce ne rendiamo conto: ci ritroviamo a fare delle cose sempre allo stesso modo, senza rendercene conto, o senza renderci conto dei reali motivi alla base di queste ripetizioni. In altre parole, senza esserne consapevoli, ci muoviamo per il mondo come “burattini” manovrati da noi stessi secondo un piano di vita stabilito nell’infanzia.

Il Copione di vita è una narrazione che custodiamo nelle profondità della psiche e che determina i nostri ruoli (cosa devo fare per stare al mondo), le nostre aspettative (cosa posso desiderare e quali obiettivi posso darmi) e i nostri limiti (le convinzioni negative su me stesso). Può essere potenziante o limitante, a seconda dei messaggi che contiene. Eric Berne, il fondatore dell’Analisi Transazionale, utilizzava i termini, cari al pragmatismo americano: “Copione vincente” e “Copione perdente”. Il concetto è netto e chiaro.

Ad esempio, la convinzione di Copione: “Non piaccio alle persone”, limita la capacità di agire nel mondo ed è quindi una convinzione da “Copione perdente”, perché conduce la persona, che la custodisce inconsapevolmente nella propria psiche, a sperimentare fallimenti relazionali su fallimenti relazionali. Mentre la convinzione: “So pensare in modo intelligente”, può aprire alle possibilità del mondo in modo costruttivo e portare la persona a realizzare, dunque, un “Copione vincente”.




Io non piaccio alla gente
Le convinzioni strutturate nell'infanzia determinano il Copione della vita adulta.



 

Consapevolezza e Copione

Le parole d’ordine sono: “Divenire consapevoli del proprio Copione”!

Prendendo coscienza del proprio Copione, infatti, si aprono le porte ad una profonda trasformazione. Abbiamo, in tal modo, l'opportunità di riscrivere le nostre narrazioni, abbandonando modelli che non ci servono più e abbracciando possibilità che si allineano con il nostro vero potenziale, il nostro Vero Sé.

Con la consapevolezza del nostro Copione, possiamo scegliere consapevolmente di cambiare i rigidi modelli di pensare, di sentire e di comportarci, promuovendo maggiore libertà, autenticità e realizzazione. 

Sì, in questo articolo ti sto esplicitamente invitando a divenire consapevole del tuo Copione, al fine di assumere, se non l’hai già fatto, il ruolo di creatore consapevole della tua vita e allineare le tue azioni e la tua psiche ai desideri più profondi del tuo Vero Sé. E divenire, in tal modo, protagonista attivo della tua vita (cosa che è l’esatto contrario della Depressione).




Io piaccio alla gente

 

È possibile riscrivere il proprio Copione



 

L'esempio di Paolo

Riporto ora alcuni esempi derivanti dalla mia pratica di psicoterapeuta, perché troppa teoria annoia e, comunque, viene presto dimenticata. D’altra parte, la vita vera si imprime nella nostra memoria e può fornire l’occasione di apprendere in modo duraturo.

Gli esempi riportati rappresentano una sintesi di vissuti anche di più pazienti e non sono riconducibili a individui specifici. E i nomi, manco a dirlo, sono fittizi.

Cominciamo da Paolo, che nell’infanzia ha interiorizzato il messaggio di Copione: “Sono debole rispetto al mondo ostile. Sono costantemente in pericolo”.

Paolo ha scritto il suo Copione mentre, nei suoi primi anni di vita, cresceva in stretta relazione con sua madre, una donna molto affettuosa, ma anche molto impaurita. Quella che nel gergo informale, viene talvolta chiamata “una madre ansiosa”. Con un linguaggio meno generico, potremmo dire che la madre di Paolo presentava una struttura di personalità di tipo “dipendente”: insicura del proprio valore, cercava all’esterno conferme, guida e protezione e, in ambito familiare, mostrava paura e sottomissione nei confronti di suo marito, il padre di Paolo.

Da piccolo Paolo ha respirato la costante paura della madre – è cresciuto a “pane ed ansia” – e, in tal modo, si è involontariamente costruito un'immagine del mondo, come di un luogo imprevedibile e minaccioso, dove lui e la madre erano continuamente in pericolo. Convinzione ulteriormente rafforzata dalle tempeste emotive che talvolta si scatenavano in famiglia, allorché il padre, frustrato dal proprio lavoro, esplodeva e scaricava la propria rabbia sulla moglie che, auto-percependosi inerme, ammutoliva.

Strutturatasi questa visione di sé e del mondo, Paolo ha poi inconsciamente deciso di evitare le situazioni percepite come pericolose e imprevedibili. Tale decisione ha impiegato del tempo per radicarsi ma, una volta adolescente, Paolo aveva oramai scritto un Copione piuttosto preciso, che prevedeva di evitare sistematicamente le situazioni di conflitto e quelle dove era possibile fallire.

Conseguentemente, nel corso dell’adolescenza e della vita adulta, Paolo ha evitato molte situazioni e relazioni costruttive e ciò lo ha portato a una condizione di isolamento, di blocco e di sofferenza cronica.

Forse a questo punto ti stai riconoscendo in Paolo, oppure conosci qualcuno “tipo” Paolo. Beh, non ti preoccupare, prosegui la lettura: la storia ha un lieto fine.

Paolo, infatti, non si è arreso, non si è lasciato vivere, non ha lasciato prevalere il suo Copione inconscio e automatico. “C’è qualcosa che non va in me e devo farmi aiutare”, si è detto un giorno. Il che, tradotto in un linguaggio meno giudicante, suonerebbe come: “Nella mia psiche vi sono convinzioni, emozioni e schemi di comportamento di cui non sono consapevole e che mi stanno sabotando. Mi è utile farmi aiutare da uno psicologo, che mi possa aiutare a comprendere cosa è inconscio nella mia psiche e a fare qualcosa di diverso”.

Ad ogni modo, un bel giorno Paolo ha deciso di affrontare un percorso di psicoterapia e, finalmente, si è attivato e mi ha contattato. “Ho l’impressione di non andare da nessuna parte”, ha esordito il primo giorno, durante il nostro incontro conoscitivo.

All'inizio del percorso di psicoterapia, Paolo evitava sistematicamente le situazioni e le relazioni rischiose, anche se potenzialmente positive. Con le sue parole: “Vedo la vita scorrere davanti a me, qualche volta ho il dubbio di volermi buttare nella mischia, ma alla fine non faccio mai nulla”.

Paolo non era pienamente consapevole del proprio meccanismo difensivo dell'evitamento, perché – per usare un linguaggio psicologico – “razionalizzava”, ossia attribuiva all'esterno i motivi e le responsabilità del suo blocco. Ad esempio, riferiva di non essere attratto da una certa persona, o di non essere interessato a un certo tipo di lavoro, affermando che la tale persona “non era abbastanza stimolante per lui”, oppure che quel lavoro era “poco remunerativo”. La realtà era, invece, che Paolo era attratto dalla persona o interessato a quel lavoro, ma ne aveva timore. Le sue erano affermazioni di copertura, per evitare di mettersi a confronto con la propria paura.

È interessante notare che, con il procedere del percorso di psicoterapia, Paolo ha messo in atto ciò che in Analisi Transazionale viene chiamato l’Anticopione. In altre parole, per superare velocemente il proprio Copione, lo ha ribaltato ed ha fatto l'esatto contrario delle proprie decisioni di Copione. In particolare, Paolo si è rapidamente trasformato in un essere umano super ardito, “controfobico”: non ha più evitato nulla e si è buttato in ogni situazione rischiosa!




Controfobia

 

Libertà dalla paura o controfobia?



 

Ma in questo modo, non ha davvero affrontato la propria paura e non se ne è liberato. Anzi, essendone ancora influenzato, seppur esibendo un comportamento alquanto diverso da prima, ha continuato a rinforzarla.

Il cambiamento ha preso del tempo, sono stati necessari passi avanti e passi indietro, prese di coscienza, ricadute nel Copione (evitamento) e scivoloni nell'Anticopione (controfobia). Una psicoterapia prende sempre del tempo, anche se la domanda più classica, all’inizio del percorso è: “Sì, Dottore, ma quanto ci vorrà?”.

Ci vorrà il tempo di comprendere le convinzioni e le decisioni iscritte nel proprio Copione, prima cognitivamente, poi, facendo esperienze diverse e reali nella propria vita quotidiana, emotivamente.

Ci vorrà il tempo di dissipare le nebbie del Falso Sé e di esplorare la propria autenticità. E di sceglierla, praticarla e farla diventare la nuova normalità.

Tornando a Paolo, esteriormente questi ha progressivamente cambiato il suo modo di stare al mondo e, interiormente e allo stesso tempo, ha riscritto il proprio Copione, modificando il modo di concepire sé stesso, gli altri e il mondo. A poco a poco ha compreso che la sua vera autenticità non consisteva né nell'evitare le situazioni percepite come pericolose, né nel buttarsi in ogni situazione difficile, senza discriminazione.

Il nuovo Copione di Paolo contiene oggi delle affermazioni diverse e meno rigide. Ad esempio, incontrando alcune persone che sembrano piacergli e riconoscendo di possedere capacità relazionali, ha potuto (metaforicamente) cancellare la propria decisione di Copione: “Starò in guardia con tutti e mi proteggerò isolandomi”, e sovrascriverla con la nuova decisione di Copione: “Posso valutare se la persona che ho davanti mi vuole bene oppure no e, conseguentemente, posso scegliere se rimanere in relazione e scambiare cose positive con lei, oppure allontanarmene”.

Nel nuovo Copione il mondo non ha un ruolo cronicamente ostile e, un passo alla volta, ha superato il proprio atteggiamento rigidamente evitante (o contro-evitante) per scegliere di nutrire la propria Autenticità.

 

L'esempio di Giuseppina

Giuseppina è cresciuta in una famiglia molto diversa da quella di Paolo (in cui, seppur spaventata, la madre era molto affettuosa e presente). Nella famiglia d’origine di Giuseppina, infatti, l'affetto era merce rara. I genitori, entrambi, erano quasi esclusivamente focalizzati sul fare, sulla prestazione, sull'ottenere, sul raggiungere i risultati in modo efficiente, veloce. Il resto, tutti gli altri aspetti della vita, venivano dopo.

In particolar modo, il papà si comportava in modo molto competitivo ed era uso confrontarsi con gli altri ad alta voce dal punto di vista lavorativo e finanziario: “Quel Tizio quest’anno ha guadagnato più di me, il nostro vicino di casa non riesce a sbarcare il lunario, io lavoro 12 ore al giorno, mica come quegli sfaticati, etc.”. Inoltre, sempre su di un piano prestazionale, era solito paragonare i propri figli a quelli degli altri, confronti da cui, neanche a dirlo, Giuseppina e i suoi fratelli uscivano spesso male. Le cene, che la sera radunavano la famiglia d’origine di Giuseppina attorno alla televisione, non erano certo uno spasso…

La madre, invece, era rigida, sia con sé stessa sia con gli altri, propensa a sgridare i figli, per richiamarli a sempre nuove e insindacabili regole di condotta. Ma ancora più doloroso dei rimproveri, per Giuseppina e i suoi fratelli, era assistere agli auto-attacchi che la madre talvolta perpetrava nei propri confronti, quando, ritirandosi nella camera da letto, diventava “emotiva” e si diceva delle cose terribili: “Sono un fallimento e nessuno mi ama!”.

La convinzione di Copione di Giuseppina più radicata ed antica era: “Non sono abbastanza brava, non sono all’altezza e, quindi, non sono degna d’amore”. Crescendo, Giuseppina aveva poi deciso che, per far fronte a questa prima convinzione mortifera e meritarsi un minimo di riconoscimento, “Occorre rimboccarsi le maniche”, ovverosia occorre: “Fare tanto e, soprattutto, fare bene”, sviluppando, in tal modo, un Copione di tipo perfezionista.

Quando è giunta in terapia Giuseppina era continuamente angosciata. Si innervosiva con sé stessa e con gli altri se la sua o le altrui prestazioni non erano all'altezza delle sue aspettative. Diventava facilmente irritabile e pronta a criticare. Naturalmente, ciò non era molto apprezzato all’interno del suo mondo relazionale…

Talvolta Giuseppina, allorché non riusciva a fare tutto ciò che, secondo i suoi schemi di perfezionismo, si era messa in testa di fare, cadeva in stati di abbattimento, quasi depressivi.

Come spesso avviene in psicoterapia, Giuseppina all'inizio del percorso non era consapevole delle proprie convinzioni e decisioni di Copione.

Ci è voluto del tempo prima che ne prendesse coscienza. Il Copione, infatti, rappresenta l'insieme degli schemi, dei meccanismi di difesa, delle modalità di leggere il mondo, che hanno permesso alla persona di sopravvivere alle faticose vicende infantili. Nello specifico, il Copione ha svolto la funzione di permettere a Giuseppina di non soccombere durante l’infanzia, di non farsi abbattere dalla scarsezza di amore e di riconoscimento della sua famiglia d’origine. Per tale motivo, per Giuseppina (ma questo vale per tutti) è stato difficile rendersi conto del proprio Copione e metterlo in discussione.

Col tempo, e con l’impegno, anche Giuseppina è riuscita ad ammorbidire il proprio Copione perfezionista e a mettere in atto comportamenti più vicini al proprio Vero Sé. Ad esempio, ha cominciato a dare spazio al divertimento, alla rilassatezza, al non-fare, al piacere, pur non abbandonando l'esigenza di agire in modo costruttivo, esplorando nuove affermazioni copionali, come, ad esempio: "Sono degna di amore e di successo e non ho bisogno di esaurirmi né di essere perfetta per avere amore e successo nella mia vita".




Io valgo e non mi torturo più

 

Io valgo e non mi auto-torturo più.



 

Uscire dal Copione

Lavorare sul proprio Copione, rendersene consapevoli, comprendere come le vicende infantili siano diventate dei modi stereotipati automatici di comportamento che talvolta non risultano utili, è un lavoro interiore progressivo, che richiede tempo, dedizione ed energia.

È un lavoro che può essere compiuto in psicoterapia con l'ausilio di uno psicoterapeuta ad indirizzo Analitico Transazionale, o comunque di uno psicoterapeuta che adotti un approccio che tenda a modificare il presente alla luce degli apprendimenti disfunzionali passati.

Uscire dal Copione può anche essere compiuto in autonomia da quelle persone che, sufficientemente motivate, si applichino in questo lavoro psicologico mediante lo studio e la pratica svolti in autogestione. A questo scopo, sono disponibili diversi strumenti audio, video e testuali presenti in commercio e nella rete Internet.

Per chi, come me, ama la carta stampata e le profonde riflessioni che essa permette, riporto i titoli di alcuni utili testi:

  • “L'analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani”, il sempre ottimo e denso manuale di Ian Stewart e Vann Joines. Contiene un’intera sezione dedicata alla trattazione teorico-pratica del Copione con eccellenti esercizi per l’auto-riflessione.
  • “Copioni di vita” di Claude Steiner. Utile per comprendere a fondo il concetto di Copione, presenta esempi e casi reali. Ottimo per il lavoro personale.
  • “Nati per vincere” di Muriel James e Dorothy Jongeward. Questo è il testo più pratico ed efficace che conosco nel campo dell’Analisi Transazionale. Riporta esercizi e strumenti che aiutano a divenire consapevoli del proprio Copione e a riscriverlo.

Non siamo destinati a essere soggetti passivi per tutta la vita.

A tutti, sia quanti vorranno lavorare in psicoterapia, sia quanti vorranno operare in quanto autodidatti, auguro un felice e proficuo lavoro di presa di coscienza e di trasformazione del proprio Copione!


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