Adriano Stefani Psicologo

Guarire il Bambino Adattato per liberare il Bambino Libero

Per riscoprire il Bambino Libero abbiamo bisogno di riconoscere come abbiamo imparato ad adattarci.

Guarire il Bambino Adattato per liberare il Bambino Libero

Nel corso della vita spesso ci ritroviamo incastrati in ruoli e copioni che ci allontanano dalla nostra interiorità più vera, più viva.

L’Analisi Transazionale chiama Bambino Libero questa parte spontanea e naturale che tutti noi possediamo alla nascita. Questa dimensione profonda è l’energia primordiale dell’essere umano, il suo movimento spontaneo, il suo desiderio di esplorare, esprimersi, condividere, ridere, piangere, creare.

È il modo naturale di essere al mondo, prima che i “devi”, i “non fare”, i “non essere” si imprimano nella psiche.

 

Bambino Libero e Bambino Adattato

Ma il Bambino Libero ha vita breve. Una volta venuto al mondo, parti sempre più ampie della spontaneità devono essere cedute dal bambino per adattarsi alla realtà e alle persone che lo circondano. In tal modo, un po’ alla volta, cresce in lui il Bambino Adattato, ossia quella parte della psiche che si sviluppa mentre si adatta alle richieste, alle aspettative e alle regole di papà e mamma (e di tutte le cosiddette “figure genitoriali”: nonni, parenti, insegnanti, guide spirituali, ecc.) per ottenere protezione, amore e approvazione, oppure per evitare punizioni e il rifiuto.

Il Bambino Adattato si manifesta in due modalità:

  • Bambino Adattato Sottomesso: compiacente, ubbidiente, autocontrollato, che inibisce bisogni ed emozioni.
  • Bambino Adattato Ribelle: oppositivo, provocatorio, reagisce alle regole, ma sempre in funzione dell’altro.

Il Bambino Adattato (ossia questa parte della psiche che in Analisi Transazionale chiamiamo in questo modo) non è patologico di per sé: diventa problematico quando domina la personalità adulta, portando a vivere in modo rigido e sofferente. Ad esempio, se il mio Bambino Adattato Ribelle ha imparato a opporsi sistematicamente ai “grandi” e all’autorità, avrò grandi problemi, da grande, a collaborare in un ambiente di lavoro gerarchico…

Il Bambino Libero è, invece, quella parte di noi che è spontanea, che esprime emozioni autentiche, che insegue i propri desideri e, soprattutto, si permette di avere dei desideri. È anche la parte di noi creativa, che ama giocare ed è curiosa. Il Bambino Libero agisce per il piacere di agire, in base ai propri bisogni interni, senza perseguire sistematicamente e unicamente l’approvazione altrui.

Al contrario, il Bambino Adattato si è modellato e agisce in base ai desideri, ai bisogni e alle richieste degli altri. Quando siamo nel Bambino Adattato non esprimiamo liberamente ciò che sentiamo, piuttosto regoliamo le emozioni e i comportamenti in funzione delle norme e delle aspettative degli altri e, soprattutto, degli “altri interiorizzati”.

Un momento: cosa sono gli “altri interiorizzati”? Per chiarire questo concetto fondamentale della psicologia, ricorrerò alla nota storia dell’elefantino legato all’albero.

C’era una volta un cucciolo di elefante molto libero e carino. Il piccolo venne legato a un albero con una catena. Provò più volte a liberarsi, senza riuscirci, finendo solo per farsi male. Con il passare del tempo, mentre l’elefantino cresceva, il proprietario (o meglio, il carceriere) iniziò a ridurre progressivamente sia la grandezza dell’albero sia lo strumento con cui teneva legato l’animale: dalla catena passò a una grossa corda, poi a una corda sempre più sottile. Parallelamente, l’elefante investiva sempre meno energie nei tentativi di fuga, fino a quando, da adulto — un pachiderma di cinque tonnellate alto tre metri — non provava più nemmeno a scappare, restando immobile, legato a un esile palo con un semplice cordino.

Naturalmente, da adulto, l’elefante avrebbe avuto la forza di spezzare facilmente la corda e andarsene dove più gli piaceva, ma non ci provava più, perché nella sua psiche era rimasta la convinzione, appresa da cucciolo, che “non si può”.

 


La storia del cucciolo di elefante legato a un albero


 

In Analisi Transazionale, questo elefantino rappresenta il Bambino Adattato: una parte che, per sopravvivere e mantenere il legame con l’altro, ha imparato a rinunciare, obbedire o limitarsi, interiorizzando regole e divieti validi allora, ma non più oggi: ha “interiorizzato l’altro”.

In altre parole, non c’è più bisogno che vi sia il genitore a ricordargli la regola, ormai il Bambino Adattato l’ha fatta propria e la porterà con sé per tutta la vita, ovunque vada. A meno che…

 

Azioni per ritrovare il proprio Bambino Libero

In Analisi Transazionale si sa che occorre fare qualcosa: il Bambino Libero perso e sopraffatto dal Bambino Adattato non si ricostituisce da sé. Occorre fare qualcosa in modo intenzionale.

Queste sono le attività più efficaci e “collaudate” per ritrovare il proprio Bambino Libero:

  • Riconoscere il Bambino Adattato: accorgersi di quando si agisce per compiacere, per paura del giudizio o per abitudine, quando ci si dice: “devo fare così” oppure “le cose si fanno così”, ma in definitiva non si prova soddisfazione.
  • Dare spazio alle emozioni autentiche: sentire ciò che stiamo sentendo davvero (gioia, rabbia, tristezza, stupore, paura) senza censura. Per poi esprimere l’emozione che si sceglie di esprimere per il nostro benessere autentico.
  • Riattivare il corpo: movimento spontaneo, gioco, danza, respiro, contatto con la natura: il Bambino Libero passa dal corpo prima che dal pensiero.
  • Coltivare piacere e creatività
    Fare qualcosa “solo perché piace”, senza che sia produttivo o vantaggioso. Sembra banale, ma molte persone passano intere giornate senza fare nulla che non sia produttivo.
  • Usare l’Adulto come alleato: qui si tratta del modo di parlare a sé stessi. L’Adulto (la parte di noi che osserva la realtà, valuta i fatti e sceglie in modo consapevole) protegge e legittima il Bambino Libero con affermazioni quali: “Ora posso essere me stesso”, “Qui è sicuro”, “Posso desiderare quello che sto desiderando”. Utilizzare questo dialogo interno permette di sciogliere i divieti interiorizzati.
  • Sperimentare atti di libertà
    Cambiare la propria routine, dire di no (quando è possibile e auspicabile), essere imprevedibili, seguire un impulso sano e consapevole. Tutto ciò è vivificante: introduce nella vita quel “pizzico di follia” che la rende degna di essere vissuta.

Il Bambino Libero non va creato, va riaccolto. È già lì, presente, pronto e completo nella nostra psiche: va solo riscoperto perché lì-e-allora si è nascosto per proteggersi.

 

Contesti dove praticare la riscoperta del Bambino Libero

Ritrovare e praticare il Bambino Libero può avvenire in diverse situazioni, o “setting” (come dicono quelli bravi).

Esistono diversi contesti, formali e informali, dove possono aver luogo queste esperienze psicologiche in modo sicuro. Tra questi, ricordo qui:

  • La psicoterapia individuale: questo è il setting privilegiato per lavorare sul proprio Copione, ossia per riconoscere i divieti automatici che regolano la nostra vita psichica, esplorare delle alternative più libere e, progressivamente, metterle in pratica.
  • La psicoterapia di gruppo: in questo contesto si lavora sui propri blocchi psicologici imparando ciascuno dall’altro. Il gruppo, inoltre, facilita la spontaneità e la sperimentazione di nuovi e più liberi modi di essere.
  • Seminari esperienziali: anche chiamati workshop, ritiri, percorsi intensivi, laboratori, residenziali di approfondimento, e così via. Sono delle esperienze intense, talvolta residenziali della durata di qualche giorno, in cui i partecipanti, allontanandosi dalla propria vita quotidiana, si immergono nel lavoro di riscoperta del proprio Bambino Libero. In simili contesti, le tecniche usate possono utilizzare anche il movimento corporeo, la creatività artistica, l’espressione emotiva, le immaginazioni guidate, ecc.
  • Le pratiche corporee e meditative: la danza libera, la meditazione silenziosa, la meditazione dinamica, l’Analisi Bioenergetica, il lavoro con il respiro. Il Bambino Libero emerge utilizzando in modo consapevole e attento il corpo.
  • I contesti creativi: in tutti gli ambiti ove l’espressione libera viene incoraggiata, seppur secondo i limiti e le regole di ogni specifica disciplina, il Bambino Libero ha la possibilità di venire a galla. Ciò ha luogo, ad esempio, nella scrittura, nel teatro, nella musica e, praticamente, in tutti i contesti artistici. Ovviamente la condizione necessaria è che l’espressione artistica possa essere libera e non limitata dal giudizio (o l’auto-giudizio) ostile.
  • Le relazioni importanti e sicure nella vita quotidiana: le amicizie, la coppia, la famiglia, il gruppo degli amici o dei colleghi sono occasioni preziose in cui il Bambino Libero può, talvolta, sentirsi sufficientemente al sicuro per mostrarsi ed esprimersi.

 

Quando il Bambino Libero si libera in psicoterapia 

Molte persone, nella relazione col proprio psicoterapeuta, sentono di poter finalmente far emergere il proprio Bambino Libero. A volte accade con una semplice risata, altre volte con una lacrima improvvisa, un gesto impulsivo o una parola detta senza filtri. È un momento terapeutico delicato, quasi sacro: il momento in cui la persona si riconnette a quella parte dimenticata di sé, spesso rimasta inascoltata per anni.

Il terapeuta, in questo processo, non è solo un osservatore neutrale. È colui che, con la sua presenza, empatia e non giudizio, accoglie e legittima il Bambino Libero. Lo fa senza forzarlo, senza incanalarlo in nuove costrizioni, ma semplicemente permettendo che ci sia. E nel farlo, offre alla persona la possibilità di sentirsi viva.

Il lavoro psicoterapeutico col Bambino Libero è anche un lavoro sulla fiducia: fiducia che si possa essere se stessi senza essere puniti, che si possa desiderare, provare piacere, dire “no” o “sì” con la propria voce. È un movimento potente, che spesso segna un passaggio cruciale nel percorso terapeutico.

In fondo, quando una persona riscopre il proprio Bambino Libero, non sta solo “guarendo”: sta tornando a casa. Ciò che sta guarendo è la ferita del Bambino Adattato e ciò lascia libera la persona di ritrovare la propria autenticità, il proprio centro da cui muoversi nel mondo, non per adattarsi, ma per esprimere la propria verità, con coraggio.

 

I seminari sul Bambino Interiore

Io ed altri colleghi psicologi offriamo degli spazi dove praticare in un contesto di sicurezza psicologica l’esplorazione e la riscoperta del Bambino Libero.

Il seminario che offro annualmente assieme a mia moglie è un’esperienza intensiva, dedicata in parte alla guarigione delle ferite emotive del Bambino Adattato e in parte all’esplorazione del Bambino Libero.

Attraverso esercizi psicologici, corporei e meditativi, i partecipanti vengono accompagnati a riconoscere gli apprendimenti e le decisioni auto-limitanti dell’infanzia, permettendone l’integrazione e la guarigione. Questo processo favorisce il recupero della spontaneità, della gioia e della creatività proprie del Bambino Libero, aiutando in tal modo i partecipanti a uscire da una vita di adattamento e sopravvivenza per tornare a vivere con maggiore autenticità e incanto.

Il seminario ha una durata di tre giorni ed è a carattere residenziale.

 

Pratiche corporee e meditative

Le pratiche corporee e meditative favoriscono l’emergere del Bambino Libero perché aggirano il controllo mentale e parlano direttamente il linguaggio originario dell’esperienza: il corpo.

Il Bambino Adattato si struttura soprattutto attraverso regole, divieti e autocontrollo interiorizzati. Questi operano a livello cognitivo e posturale, irrigidendo il corpo e trattenendo emozioni. Danza libera, meditazione dinamica, bioenergetica e lavoro col respiro sciolgono tali corazze, permettendo il rilascio di tensioni e affetti bloccati.

Quando il corpo torna a muoversi spontaneamente e il respiro si fa pieno, emergono emozioni primarie, impulsi vitali, piacere del movimento, curiosità e gioco: tutti tratti tipici del Bambino Libero. In questi stati, l’esperienza precede il giudizio, l’azione precede la spiegazione.

La meditazione, inoltre, crea un setting di sicurezza e presenza in cui la parte Adulta della psiche osserva senza reprimere. Questo consente al Bambino Libero di manifestarsi senza il timore di essere corretto o punito.

 

"Arte libera" che libera il Bambino che è in noi

I contesti artistici liberano il Bambino Interiore quando – e solo se – sospendono il giudizio e la prestazione, creando uno spazio in cui l’espressione vale più del risultato.

Arte, musica, scrittura e teatro permettono di comunicare emozioni e immagini interiori in modo simbolico, non razionale: è lo stesso linguaggio del bambino. In questi contesti non si “deve” fare bene, ma si può esplorare, sbagliare, giocare.

Affinché emerga il Bambino Libero in un contesto artistico è necessaria una condizione di libertà. Non si tratta, ovviamente, di una libertà esteriore — del tipo “facciamo un po’ come ci pare” — bensì di una libertà interiore, che consiste nell’allentamento del controllo esercitato dal Genitore Normativo Negativo.
In Analisi Transazionale, questa parte della mente corrisponde alla funzione auto-giudicante e auto-limitante presente in modo ostile nella psiche di ogni essere umano.

In altre parole, quando la persona attenua — o addirittura sospende — il controllo ostile su di sé, possono emergere spontaneità, creatività e piacere di esistere: le qualità fondamentali del Bambino Libero. In questi momenti, per usare le parole dello psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi, l’artista entra nello stato di “flow”: l’attenzione è totalmente assorbita dall’atto creativo e l’azione scorre senza sforzo apparente.

Proprio come accade a un bambino che raccoglie conchiglie su una spiaggia.

 

Le relazioni significative e la vita quotidiana

Le relazioni significative e sicure e una vita quotidiana sufficientemente piacevole aiutano a liberare il Bambino Libero perché offrono ciò che spesso è mancato nell’infanzia: sicurezza senza condizionamento.

Quando una relazione non giudica, non umilia e non ritira l’affetto, il sistema di allerta si abbassa. Il Bambino Adattato non deve più controllare o compiacere, e può lasciare spazio a spontaneità, gioco ed emozioni autentiche.

Allo stesso modo, piccoli gesti quotidiani di scelta, piacere e autenticità rinforzano l’esperienza interna del “posso essere me stesso”. In un clima di continuità e fiducia, il Bambino Libero non viene forzato: emerge naturalmente.

 

La maturità di essere Bambini

Ritrovare il Bambino Libero non significa tornare indietro nel tempo, né regredire a uno stato infantile. Significa, piuttosto, portare nel presente quella parte di noi che sa sentire, desiderare e creare senza chiedere il permesso.

È un atto di maturità profonda: non vivere più solo per adattamento, ma per verità.

Ogni volta che scegliamo di ascoltarci davvero, che smettiamo di trattarci come nemici, che permettiamo a una risata, a una lacrima o a un impulso vitale di emergere senza vergogna, il Bambino Libero fa un passo avanti.

Non chiede perfezione, né prestazione. Chiede presenza.


E quando lo accogliamo, la vita smette di essere un problema da risolvere e torna a essere un’avventura da vivere.


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